Juni 1988 Berlin (West), Mauer

27 anni fa il crollo del muro
A Berlino una frontiera
che divideva due mondi

Ricorre l'anniversario di un momento storico
Segnò anche la fine del comunismo

La sottile linea rossa. Non è il film di Terrence Malick, vincitore dell’Orso d’oro a Berlino. Ma proprio di Berlino si tratta. È tutto ciò che rimane del muro abbattuto il 9 novembre di ventisette anni fa. Più qualche pezzo intatto nella zona di Friedrichshain. L’avvenimento segnava la caduta definitiva del regime comunista, avvenuta formalmente solo due anni più tardi, quando l’Urss si trasformò in Comunità degli Stati Indipendenti.

In queste ore probabilmente ha ancora più senso ricordare uno dei fatti storici più importanti del secolo scorso, dal momento che è stato appena eletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che in campagna elettorale ha già minacciato di costruire un muro tra il suo paese e il Messico. Quella che divideva Berlino Est e Berlino Ovest rappresentava anche una barriera anche tra gli uomini.

Il progetto si inseriva all’interno della divisione in due parti della Germania dopo la seconda guerra mondiale: la Repubblica Democratica tedesca, sotto diretto controllo dell’Urss, e la Repubblica Federale tedesca, gestita invece da Stati Uniti, Francia e Inghilterra. Berlino a sua volta era stata suddivisa in ulteriori due sezioni, secondo lo stesso criterio. All’inizio la circolazione era permessa ma con lo sviluppo della guerra fredda tutto cambiò.

Il muro era stato voluto nel 1961 dalla RDT per fermare l’esodo dei propri cittadini verso la zona dell’Ovest, controllata dagli alleati, più ricca e tecnologica. La costruzione iniziò nella notte tra il 12 e 13 Agosto e la zona fu subito militarizzata. Il muro divideva fisicamente la città e trasformava i settori occidentali in un’isola rinchiusa tra i territori orientali.

Nel corso degli anni furono molto numerosi i tentativi di fuga da una parte all’altra, ovviamente quasi tutti da est a ovest. Circa cinquemila di questi andarono a buon fine, ma secondo i dati ufficiali sarebbero 138 le persone uccise dai soldati di frontiera sovietici. Il dato prende in considerazione non solo i tentativi mal riusciti, ma anche le vittime durante i controlli.

Tutto terminò la notte del 9 novembre 1989, quando il governo tedesco-orientale decretò l’apertura delle frontiere con la Repubblica Federale. Migliaia di persone si riversarono in piazza per con pale e picconi per abbattere la frontiera che divideva due mondi.

Fabio Simonelli

Nato a Varese il 5/10/1993, ha frequentato il liceo classico ed è laureato in lettere moderne all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Parla correttamente quattro lingue, e nel 2016 ha completato la sua formazione con un’esperienza all’estero alla UBA (Universidad de Buenos Aires).