Suicidio assistitoLa scelta di Loris Bertoccoera paralizzato dal 1977

La lettera d'addio a "La Repubblica" "Mi hanno lasciato solo con la malattia"

La storia di Loris Bertocco, 59 anni di Fiesso d’Artico, nel veneziano, riapre il dibattito sulla testamento biologico e sul fine vita. In una lettera al quotidiano “La Repubblica” Loris spiega i motivi che lo hanno portato a questa scelta, estrema ma «frutto di una lunghissima riflessione». Il decesso è avvenuto ieri a Zurigo, non essendo consentita questa pratica in Italia

L’incidente– Il 30 marzo 1977 l’uomo viene coinvolto in un tremendo incidente stradale mentre era alla guida del suo motorino. Un auto lo investe fratturandogli le vertebre C5-C6 e costringendolo sulla sedia a rotelle. Da quel momento ha inizio un incubo. Fin da ragazzo aveva avuto problemi di vista, che con la paralisi aumentano. Nel 1996 Loris viene dichiarato completamente cieco. Ma nello stesso anno conosce Annamaria, che tre anni dopo diventa sua moglie. La donna gli resta accanto per dodici anni, fino a quando, nel 2011, chiede la separazione dopo che le condizioni del marito si erano seriamente aggravate.

La politica– Le grandi passioni di una vita a volte possono tradirti. Da sempre vicino ai problemi sociali e politici della suoi concittadini, nel 1990 Bertocco diventa consigliere comunale per i verdi nel comune di Mira, un paese poco distante da Fiesso. Nel 2005 si candida pure per le provinciali di Venezia e per le regionali venete. La politica però sembra avergli voltato le spalle. Dal 2005 percepisce un assegno di mille euro dalla regione per pagare un assistente, ma questi soldi non bastano più. L’importo è «anacronistico e del tutto insufficiente per assicurare le collaborazioni indispensabili». L’uomo ha provato a coinvolgere il comune di residenza e l’assessorato regionale, ma non c’è stato nella da fare. «Il comune ha richiesto di accedere ai fondi appositi creati nel 2011, ma la commissione ha detto no per due volte».

La decisione– Sono molto chiare le parole con cui Loris spiega le ragioni della scelta. «Mi è difficile immaginare il resto della vita in modo soddisfacente, essendo la sofferenza fisica e il dolore diventati per me insostenibili. Non credo sia giusto ritrovarmi a vivere come un vegetale, e proprio perché amo la vita penso sia giusto rinunciare ad essa».

Fabio Simonelli

Nato a Varese il 5/10/1993, ha frequentato il liceo classico ed è laureato in lettere moderne all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Parla correttamente quattro lingue, e nel 2016 ha completato la sua formazione con un’esperienza all’estero alla UBA (Universidad de Buenos Aires).