La preparazione di un vaccino in un ambulatorio della Asl di Napoli, 3 novembre 2016. ANSA / CIRO FUSCO

Allarme morbillo in Italiacasi aumentati del 230%incide il calo dei vaccini

Oltre 700 persone colpite da inizio 2017 episodi concentrati in quattro regioni

Dall’inizio del 2017, i casi di morbillo in Italia sono aumentati del 230%. A fronte delle 844 persone colpite dalla malattia nel 2016, nei primi tre mesi dell’anno in corso sono stati registrati più di 700 nuovi casi. L’allarme arriva dal ministero della Salute, secondo cui il dato è strettamente connesso al calo delle vaccinazioni. La maggior parte delle persone colpite vive in quattro regioni: Piemonte, Lazio, Lombardia e Toscana. Più della metà dei casi rientra nella fascia di età compresa tra i 15 ed i 39 anni. Sono stati anche notificati diversi episodi di trasmissione della malattia in ambito medico e tra gli operatori sanitari. Secondo il ministero, la recrudescenza del morbillo è stata favorita in gran parte dal crescente numero di genitori che rifiutano la vaccinazione o il completamento del ciclo vaccinale a due dosi nonostante le consolidate evidenze scientifiche e i provvedimenti di alcune regioni che tendono a migliorare le coperture, anche interagendo con le famiglie e i genitori.

Secondo i dati Unicef, a livello mondiale il morbillo uccide ogni anno 132 mila bambini. Nonostante il piano di eliminazione della malattia sia partito nel 2005, e la vaccinazione contro il morbillo sia tra quelle fortemente raccomandate, oltre che gratuita, nel 2015 in Italia la copertura vaccinale dei bambini a 24 mesi è stata dell’85,3% (con un picco minimo del 68% nella provincia autonoma di Bolzano), ancora lontana dal 95% che viene considerato il valore soglia necessario per arrestare la circolazione del virus nella popolazione. Per gli esperti il problema non va sottovalutato dal momento che le complicanze legate alla malattia, quali ad esempio le encefaliti, possono verificarsi in un caso su 600 tra i bambini al di sotto dei sei mesi di età. E il timore è che ora possano ricomparire anche altre malattie che venivano considerate ormai definitivamente sconfitte, quali difterite e poliomelite.

Dino Cardarelli

Trentatrè anni, marsicano, laureato in Comunicazione all’Università di Teramo, città in cui muove i primi passi nel giornalismo, collaborando con testate cartacee ed online locali. Pubblicista dal 2009, iscritto nell’Ordine abruzzese, vuole continuare ad inseguire il suo sogno: realizzarsi come cronista sportivo.