Anestesisti in sciopero
a rischio 20 mila interventi
stop di quattro ore a turno

La protesta è del sindacato Aaroi-Emac
Non aderiscono le sigle confederali

Sono almeno ventimila gli interventi chirurgici a rischio, nella giornata di oggi, a causa dello sciopero di anestesisti e rianimatori ospedalieri, con un blocco di quattro ore previsto all’inizio di ogni turno lavorativo. La protesta, indetta dall’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani – Emergenza area critica (Aaroi-Emac), è stata invece revocata dai sindacati confederali dopo la firma del protocollo di intesa col governo, avvenuta il 30 novembre scorso, e a seguito della rapida approvazione della legge di bilancio che ha fatto cadere tutte le proposte di emendamento, comprese quelle che chiedevano interventi a sostegno del sistema sanitario nazionale.

“Astenendoci dal lavoro dimostreremo che senza di noi si fermano tutte le funzioni vitali degli ospedali, in sala operatoria, nei punti nascita e non solo – ha spiegato l’Aaroi-Emac in una nota  – E’ una decisione, maturata e sofferta, presa tutt’altro che a cuor leggero, dopo mesi di richieste insoddisfatte e di false promesse sul rinnovo contrattuale. Basta alle scelte governative che continuano ad imporre lacrime e sangue al sistema sanitario nazionale”.

Oltre alle motivazioni di ordine generale, il sindacato ricorda alcune specifiche criticità quali la graduale e, secondo loro, illegale sostituzione della guardia anestesiologica attiva 24 ore su 24 con un anestesista reperibile da casa. Si denuncia poi il ricorso sempre più diffuso al caporalato delle cooperative, lo sfruttamento di medici precari e specializzandi e il fatto che spesso vengano addossate attività multiple ad un singolo medico, con il rischio di trascurare pazienti anche gravi.

A differenza di un’astensione dal lavoro di una intera giornata, sottolinea comunque il sindacato medico, questa modalità di protesta consentirà di salvaguardare, nelle fasce orarie non comprese nello sciopero, sia tutte le attività assistenziali previste a garanzia dei servizi sanitari minimi ed essenziali, che quelle dedicate ai pazienti considerati fragili, ovvero quello oncologici, i bambini e gli anziani.

Dino Cardarelli

Trentatrè anni, marsicano, laureato in Comunicazione all’Università di Teramo, città in cui muove i primi passi nel giornalismo, collaborando con testate cartacee ed online locali. Pubblicista dal 2009, iscritto nell’Ordine abruzzese, vuole continuare ad inseguire il suo sogno: realizzarsi come cronista sportivo.