Plastica nell'acqua potabiletrovate fibre microscopichenello studio della Orb Media

Contaminato 72% dei campioni europei gli studiosi avviano nuovi controlli

Nel mondo si producono ogni giorno 300 milioni di tonnellate di plastica, il 40% di questi oggetti viene usato solo una volta e per meno di un minuto. Pur essendo il materiale usa-e-getta per eccellenza, impiega secoli per biodegradarsi. Dove finisce tutta la plastica che non riusciamo a riciclare?

Uno studio della società americana Orb Media (condivisa da Repubblica.it), in collaborazione con l’Università statale di New York e quella del Minnesota, ha rivelato che l’acqua potabile, quella che utilizziamo per fare qualsiasi cosa, è piena di microscopiche fibre di plastica. L’indagine è stata svolta su scala globale, esaminando 159 campioni di acqua nelle città grandi e piccole di ogni parte del mondo. Oltre l’80% di quello che è stato raccolto era contaminato e, di conseguenza, nello stesso modo qualsiasi attività in cui queste acque fossero state utilizzate.

Non c’è differenza tra luoghi lussuosi e modesti, anche l’acqua del Trump Grill, il ristorante della Trump Tower, è risultata inquinata. Il timore è che queste fibre si trasformino, o agiscano già, come conduttori di sostanze nocive direttamente all’interno del nostro organismo, operando un “avvelenamento” inesorabile.

I risultati della ricerca hanno scosso fortemente il panorama scientifico. La situazione si mostra gravissima negli Stati Uniti, proprio ora che il Presidente Trump sta rifiutando di affrontare la questione ambientale in quanto “secondaria”. Il 94% dei campioni d’acqua esaminati in America era inquinato. In Europa la situazione è migliore (72%), ma le cifre restano vertiginose. «Sapevamo che questa plastica tornava da noi tramite la catena alimentare – dice il Premio Nobel per la Pace 2006, Muhammad Yunus – ma c’è una via d’uscita?».

Serviranno studi più approfonditi per assicurarsi della veridicità assoluta dei dati, ma l’osservazione di Orb Media ha finalmente acceso i riflettori sulla situazione delle nostre acque, finora rimasta sotto silenzio. A contaminarle potrebbero essere i tappeti, le tappezzerie o gli abiti sintetici che sono tra i principali elementi di rilascio di fibre. Si fa sempre più chiara la necessità di sostituire la plastica con una sostanza meno problematica per i nostri impieghi giornalieri.

Nel frattempo è stato pubblicato un elenco di consigli per limitarne l’utilizzo, come non usare cannucce o sacchetti, evitare di versare vernici negli scarichi e limitare l’acquisto di oggetti di pile.

Gloria Frezza

Gloria Frezza (Ortona a Mare, 13/12/1991) Nel 2010 si trasferisce a Roma per studiare Lettere Moderne all’Università La Sapienza. Completato il ciclo triennale, intraprende una Laurea Magistrale in Editoria e Scrittura nel medesimo ateneo, che conclude con il massimo dei voti nel gennaio 2016. Dal 2014 collabora con la testata online “Ghigliottina”, scrivendo di cultura ed eventi. Dall’ottobre 2016 è iscritta al Master Biennale in Giornalismo dell’Università Lumsa di Roma.