Contanti addio!
la Svezia vuole l’Ekrona
Moneta digitale di stato

Sarebbe la prima e-currency non privata
Tutte le differenze con il Bitcoin

Rivoluzionare l’e-commerce  con una nuova moneta virtuale. A proporre l’iniziativa è la Svezia, paese leader nel mercato online. Il Paese scandinavo vorrebbe introdurre una corona virtuale direttamente gestita e coperta dalla Riksbank, la sua banca centrale. «Un operazione rivoluzionaria»  ha riferito Cecilia Skingsley, numero due dell’istituto d’emissione del regno. Non si parla di un gemello del bitcoin, le monete locali autonome, ma di un e-currency molto diversa: non più libera, ma gestita da un’autorità componente.

L’ekrona, questo il suo nome ufficiale, rappresenterebbe il fiore all’occhiello per la Svezia. Uno Stato che basa  il 50% del suo Prodotto interno lordo sull’export globale di prodotti industriali e tecnologici d’eccellenza: dagli aerei radar ai servizi elettronici più avanzati come Skype e Spotify.  «Le transazioni digitali sono già molto presenti nelle economie dei paesi avanzati, in quelli scandinavi soprattutto» commenta Marco Magnani, economista e fellow dell’ IAI-Istituto Affari Internazionali, «Il vero impatto sarebbe più che sul commercio internazionale, dove già i flussi di pagamenti sono elettronici, sui pagamenti del consumo al dettaglio. Continuerebbe il trend verso una cashless economy».

La Svezia è, infatti, uno dei primi Paesi ad aver promosso il plastic-money, a svantaggio del denaro contante. La circolazione di monete e banconote è scesa del 40% dal 2009 e il valore dei contanti è diminuito dal 10% circa del Pil nel 1950 ad appena l’1,5 per cento oggi. Rarissimi sono i casi di banche che accettano transazioni in contanti, mentre nei bar o nei locali è sempre più facile usare la carta di credito per piccoli acquisti, come un caffè o un pacchetto di sigarette. Di fronte a questo scenario l’uso di una valuta digitale sarebbe quanto mai opportuna. Ma allora perché non utilizzare quella già esistente, ovvero il bitcoin?

Il bitcoin è una moneta elettronica creata nel 2009 da Satoshi Nakamoto. La valuta è considerata a tutti gli effetti un mezzo di pagamento, ma con le dovute differenze. Come affermano gli economisti, il bitcoin nasce come diretta conseguenza della rivoluzione digitale. È un prodotto informatico, e come tale non può essere toccato fisicamente. Le monete nascono da sofisticati algoritmi e il loro valore è regolato da calcoli non accessibili a tutti. La possibilità di eseguire transazioni con i bitcoin permette numerosi vantaggi. Tra questi la maggiore libertà di pagamento. È possibile, infatti, trasferire bitcoin in qualsiasi luogo e a qualsiasi ora senza limitazioni, burocrazie o controlli. Inoltre acquistare con la cybervaluta significa ridurre i rischi per i commercianti. Le transizioni digitali non contengono dati personali e permettono ,quindi,  sia maggiore competitività che minore pericolo di frode e furto di identità. Ma questi vantaggi hanno un effetto negativo. Il bitcoin è anche la moneta più utilizzata nel mercato nero, perché garantisce anonimato, sicurezza e irrintracciabilità.

Un problema non da poco per la Svezia, dove i contanti sono sulla via del tramonto. E le banche hanno incominciato a interrogarsi sul quesito. «La moneta virtuale controllata da banca centrale è soggetta a regolamentazioni e maggiori controlli per cui si presta meno a truffe, riciclaggio, trasferimenti sospetti» conferma Magnani, aggiungendo che « l’ekrona  può diventare un veicolo di politica monetaria». Un punto interessante quest’ultimo, perché la Svezia pur essendo parte dell’Ue non condivide le sue politiche monetarie.

 La nascita di una moneta digitale controllata e regolata da un banca centrale potrebbe, però, influire sulla sua stabilità. Un svantaggio che il più comune bitcoin non ha, come dimostrato dai recenti avvenimenti. È un esempio la vittoria di Trump alla Casa Bianca. Fra il 9 e il 10 novembre i mercati hanno vissuto un clima di incertezza, prima il crollo poi la ripresa. Situazione diversa invece per il bitcoin. Durante la vittoria del Tycoon la criptovaluta saliva del 4% piazzandosi a 721 dollari rispetto ai 709 del giorno prima. Negli ultimi mesi si è assistito a un’impennata senza precedenti, avvenuta durante la Brexit;  quando il bitcoin è salito intorno ai 600 dollari, il doppio rispetto al 2012.  Il  bitcoin sembra quindi avere un equilibrio decentrato. Una moneta che si svincola da un’entità terza che ne garantisca costi, controlli e diffusione. Per questo motivo il bitcoin riesce  a galleggiare al di sopra delle fluttuazioni sociali, politiche, economiche in senso stretto.

Valerio Toma

Nato a Cagliari nel 1992, dopo la maturità scientifica frequenta il corso di laurea in Lingue e Comunicazione alla Facoltà di Cagliari. Completa il percorso accademico con 110 e lode presentando la tesi “Tanti anchor, altrettanti linguaggi’’: uno studio sui modelli di conduzione dei notiziari italiani. Parla fluentemente l’inglese e il tedesco.