Blocco delle criptovalutela Corea del Sud frena"Dobbiamo ancora decidere"

Così il governo di Seul, che congela il piano del ministro della Giustizia

La Corea del Sud frena: ancora nessun blocco del mercato delle criptovalute. Se si deciderà di metterlo in essere, ciò avverrà solo “dopo sufficienti consultazioni e coordinamento di opinioni”. Questo fa sapere l’Ufficio per il coordinamento delle politiche governative. Dunque, per ora non sarà seguito quanto fatto dalla Cina, che aveva vietato del tutto gli scambi di criptovalute nelle borse.

La storia. La precisazione è arrivata dopo che il ministro della Giustizia sudcoreano, Park Sang-ki, aveva annunciato un piano per bloccare del tutto le transazioni di moneta virtuale nel Paese. Secondo il ministro, da un momento all’altro una bolla speculativa potrebbe scoppiare, e i dati danno ragione alle sue preoccupazioni. La Corea del Sud è uno dei Paesi dove la febbre da criptovaluta è più alta nel mondo: qui avviene tra il 20 e il 25% degli scambi sul mercato globale. Per questo motivo i prezzi nel Paese asiatico sono più alti del 30% rispetto a quello internazionale.

Dopo l’annuncio di Park, il Bitcoin aveva perso il 14% del proprio valore sul Bitsmap exchange, recuperando qualcosa nel pomeriggio. Gli investitori sudcoreani erano corsi ad inviare petizioni al governo chiedendo che non fosse fatto nessun intervento. Ciò aveva spinto un portavoce dell’esecutivo a chiarire che quella del ministro della Giustizia non era una decisione già presa e che doveva ancora essere discussa con tutti i ministri. Oggi, l’ulteriore frenata.

Non sarà seguito l’esempio cinese. In Cina invece il governo era stato molto più netto. L’anno scorso aveva vietato del tutto le transazioni in borsa. Anche questa decisione aveva fatto crollare il prezzo del bitcoin. Una simile misura potrebbe avere un impatto ancora maggiore sugli scambi mondiali, se consideriamo che la Cina è uno dei Paesi in cui i Bitcoin sono più minati (ovvero creati: “minare” è il verbo che si usa per definire la creazione di criptovalute), soprattutto all’interno di grandi fabbriche. Anche sulle attività di estrazione il governo di Pechino vorrebbe mettere uno stop, visto che consumano molta energia.

 

Christian Dalenz

Nato a Roma il 30/10/85. Laureato all’Università La Sapienza (Roma) in Relazioni Economiche Internazionali nel 2011 e in Analisi Economica delle Istituzioni Internazionali nel 2014, e in Economic Policy alla Facoltà di Arti e Scienze Sociali dell’Università di Kingston (Londra) nel 2016. Scrive articoli di politica, economia, cinema e musica per varie testate, tra cui Lumsanews, Forexinfo e Slowcult. Facebook: https://www.facebook.com/articolidalenz