Diciotto anni senza De Andrénell’anno del Nobel a Dylanun ricordo del cantautore

Anarchico, libero, visse “in direzione ostinata e contraria"

Quello appena concluso verrà ricordato anche come l’anno della musica d’autore. Il controverso premio Nobel per la letteratura assegnato a Dylan ha suscitato polemiche e discussione su cosa sia la letteratura e se la musica d’autore possa essere nobilitata alla stregua di un grande libro.

Oggi sono 18 anni che il “nostro” Dylan è scomparso. Fabrizio “Faber” De André, per quanto si ispirasse chiaramente alla poetica ddek cantautore statunitense, ha sempre mantenuto una sua indipendenza culturale. Sul sito a lui dedicato compaiono queste sue parole: “Cosa avrebbe potuto fare alla fine degli anni Cinquanta un giovane nottambulo, incazzato, mediamente colto, sensibile alle vistose infamie di classe, innamorato dei topi e dei piccioni, forte bevitore, vagheggiatore di ogni miglioramento sociale, amico delle bagasce, cantore feroce di qualunque cordata politica, sposo inaffidabile, musicomane e assatanato di qualsiasi pezzo di carta stampata? Se fosse sopravvissuto e gliene si fosse data l’occasione, costui, molto probabilmente, sarebbe diventato un cantautore”. Fu così, fortunatamente. Come il premio Nobel, anche il genovese visse la sua arte come impegno civile, incentrando tutta la sua poetica verso gli emarginati.  Visse una vita “in direzione ostinata e contraria”, come ripeteva lui stesso.

Malgrado il suo anarchismo individualista, generò un movimento artistico di cantautori. Si avvalse di importanti collaborazioni  e per questo venne accusato di essere un musicista mediocre, senza capire che il simposio che organizzò diede al paese i cantautori più importanti della nostra storia.

Tuttavia spesso venne inutilmente ostracizzato: sul finire degli anni sessanta De André compose e pubblicò la canzone Si chiamava Gesù. Il pezzo suscitò dure polemiche ma la censura di Radio Vaticana cadde prima di quella della Rai.

William Valentini

Si laurea in Scienze Politiche con una tesi sullo sviluppo delle politiche sportive in Urss. Considera lo sport una manifestazione sociale, non una mera competizione. Ha collaborato con diverse testate on line e con la rivista Ama Roma, raccontando i club sportivi romani. Adesso scrive su Crampi Sportivi.