Diritti tv del calcio, all’estero la ripartizione è più equa

Circa metà del fatturato dei club dei cinque principali campionati europei (Premier, Liga, Bundesliga, Serie A e Ligue 1) si basa sugli introiti derivanti dai diritti tv. Solo per la stagione in corso, i ricavi legati ai diritti tv nei cosiddetti “Big-5” hanno raggiunto la quota record di 7,3 miliardi di euro, come attesta l’ultimo report della Uefa.

Cifre consistenti, che permettono ai vari club di investire sul mercato per accaparrarsi i giocatori più forti, costruire nuovi stadi e progettare il futuro societario. Quello che varia da un campionato all’altro è la redistribuzione di questi introiti tra le varie società. Il modello probabilmente più virtuoso – che garantisce cioè un’equa distribuzione delle risorse tra tutti i club – è quello in vigore nella Premier League inglese.

La Premier. I diritti domestici vengono distribuiti al 50% in parti uguali, per il 25% in base al numero di passaggi tv di ogni squadra e per il restante 25% in base al piazzamento in campionato. Con il nuovo bando in vigore da questa stagione, la Premier incasserà dai network inglesi ben 6,5 miliardi di euro per il triennio 2016-2019. Addirittura il 71% in più rispetto al bando precedente. A questa cifra bisogna poi aggiungere altri 3,5 miliardi dovuti alla vendita sul mercato estero. Per fare un paragone, la Serie A per questi diritti non raggiunge il miliardo di euro. In totale, dunque, i club della Premier in questo triennio si spartiranno circa 10 miliardi.

La Liga. Il campionato spagnolo ha adottato la vendita centralizzata dei diritti televisivi solo a partire da questa stagione. Il 50% dei ricavi verrà distribuito equamente tra tutte le squadre, mentre l’altra metà sarà suddivisa in base alla posizione in campionato nelle ultime cinque stagioni e al bacino d’utenza. Con la precedente vendita individuale le due big Real Madrid e Barcellona si assicuravano da sole il 40% degli introiti totali. Da quest’anno, invece, incasseranno circa 40 milioni in meno l’una.

La Bundesliga. Interessante anche il modello di ripartizione adottato in Germania. La Bundesliga, uno dei campionati in maggiore ascesa, prevedeva fino alla passata stagione una suddivisione basata solo sul merito sportivo, tenendo conto dei rendimenti dell’ultimo quadriennio. A novembre 2015 la Lega tedesca ha deciso di modificare questi criteri: il 70% dei ricavi totali verrà suddiviso fra tutti i club della Serie A e B in base al piazzamento negli ultimi cinque anni. Si terrà conto per la prima volta, inoltre, delle classifiche degli ultimi venti anni e dell’utilizzo di calciatori under-23 cresciuti nei vivai dei rispettivi club.

Antonio Scali

Nato in provincia di Reggio Calabria 25 anni fa, ha conseguito una Laurea Triennale alla Lumsa in Lettere Moderne e una Magistrale alla Sapienza in Filologia. Da sempre affascinato dal giornalismo, ha maturato diverse collaborazioni con siti internet, radio e tv occupandosi principalmente di sport.