Mennea ricordato da Minà e Malagò. Sarà intitolato al velocista scomparso il Golden Gala di atletica leggera

Si sono svolti ieri nella basilica di Santa Sabina a Roma i funerali di Pietro Mennea, il velocista italiano primatista dei 200 metri per 17 anni, scomparso giovedì scorso a 60 anni. Tutto il mondo dello sport ha ricordato durante le esequie la sua figura professionale e umana. Fra i commenti più vividi quelli del giornalista Gianni Minà, del neo presidente del Coni Giovanni Malagò e dell’avvocato amico Ferdinando Imposimato.
Il ricordo di Minà. Secondo Minà, “Mennea non era simpatico a molti critici e giornalisti. Era figlio del Sud, un campione di corsa che spesso non aveva una pista dove allenarsi. Gianni Brera scrisse di lui che era prodigioso, che era sbocciato nel nostro Sud depauperato. Lui “stortignaccolo” che puntava sulla sua caparbietà e sulla sua disposizione al sacrifico secondo i voleri dal suo mentore Vittori a cui dava del lei. Parlava poco; non sfoggiava dialettica: rimediava con i risultati”.
Il ricordo più intenso di Minà è legato comunque alle Universiadi del 1979, alle quali Mennea partecipò come studente di Scienze Politiche, quando stabilì il primato del mondo sui200 metripiani. “A Città del Messico nel 1979 – ha continuato Minà – ho assistito a un evento storico per davvero, peccato che il centralino della Rai per minuti e minuti trillò a vuoto (in Italia erano le 23 circa); poi mi risposero che il Tg della notte era appena finito. Mohammed Alì gli chiese come poteva essere il più veloce del mondo non essendo nero. “Sono nero nel cuore”, rispose. Era grande grande grande. Ciao Pietro”.
Il neo presidente del Coni. Giovanni Malagò, neo presidente del Coni, ha ricordato tre episodi particolari. “Ho pensato a tre momenti in cui Pietro ci ha voluto stupire. La prima facendo quel tempo che è ancora oggi fantascienza. La seconda fermando i nostri cuori con l’emozione assurda per l’oro di Mosca 1980, la terza l’altro ieri quando ci ha annichilito lasciando a Manuela (la moglie, n.d.r.) la testimonianza silenziosa di una dignità che solo lui sapeva avere quasi come per non dare fastidio con la sua malattia”.
È stata la prima volta che per la camera ardente il Coni ha aperto il suo salone d’onore. “Il desiderio più grande di Pietro era quello di raccogliere i suoi più grandi ricordi sportivi e farne un museo. Abbiamo pensato insieme al presidente Fidal, Alfio Giomi, che lo Stadio dei Marmi potrebbe essere il luogo ideale dove tornare a respirare la pista, l’atmosfera della gara, una vita sportiva più unica che rara”. Ma ci sarà anche un altro grande omaggio: “Il Golden Gala diventerà il Memorial Pietro Mennea”.
Imposimato, avvocato ed amico. L’ultima commemorazione è toccata all’avvocato e amico Ferdinando Imposimato. “Ho goduto della sua amicizia fraterna e della sua stima – ha esordito -. Lo onorano le sue gesta leggendarie, che hanno fatto di lui il più grande atleta dell’Italia e del mondo. Simbolo di purezza. Non solo fu leggendario atleta, ma anche scrittore, politico, avvocato, docente universitario e alfiere dei diritti umani. La sua ambizione più grande era la conquista della gloria, non per vanità ma per riscattare il destino di disagiati e negletti. Pietro è un simbolo della sacralità dell’atletica leggera”.