Irpef, proposte dei partitiM5S penalizza redditi bassiFI-Lega premiano quelli alti

No tax area, figli e progressività sono i punti trattati nei programmi

L’Irpef occupa un piano di assoluto rilievo nel dibattito fiscale che precede le elezioni. La progressività, le ricadute sulle famiglie e gli effetti sull’equità della distribuzione sono gli aspetti principali trattati dalle proposte dei partiti. Attraverso un grafico, Il Sole 24 Ore ha tradotto in cifre le proposte dei cinque maggiori schieramenti e le conseguenze sui conti di sei famiglie-tipo.

Pd: Il Partito democratico propone un assegno universale per i figli, ma rivolto anche a incapienti e lavoratori autonomi, lasciando intatte le aliquote attuali. Le detrazioni per i figli a carico e gli assegni famigliari verrebbero sostituiti da un assegno universale (240 euro per i figli fino a 18 anni e 80 euro fino a 26 anni con uno scarto a seconda della fascia di reddito). Il target della proposta è rappresentato proprio dalle famiglie con figli, nodo da sciogliere per risolvere il problema della povertà relativa e della marginalità reddituale. Dalle prime valutazioni, però, emerge che l’efficacia sarebbe limitata, anche a fronte dei costi della riforma, che si aggirerebbero attorno ai 23 miliardi, di cui nove peserebbero sull’avanzo primario (la differenza tra entrate e spese delle amministrazioni pubbliche al netto degli interessi). Questo provocherebbe un impatto sul deficit.

M5S: Il Movimento Cinque Stelle vuole stabilire una no tax area di base fino a 10mila euro. Verrebbero introdotte tre aliquote, una del 23% fino a 28mila euro di reddito annuo, un’altra del 37% fino a 100mila euro e, infine, l’ultima del 42% oltre i 100mila. L’obiettivo è ridurre il carico fiscale senza intaccare la progressività dell’imposta: il meccanismo prevede infatti deduzioni fisse sempre più alte. La cancellazione del bonus di 80 euro voluto dal governo Renzi determina però un peggioramento per le famiglie con i redditi più bassi e senza figli.

FI: Anche Forza Italia punta su una no tax area ad ampio raggio. Verrebbe introdotta poi la Flat tax con aliquota al 23%, oltre a una detrazione da duemila euro per ogni figlio fino a tre anni e da mille per i figli più grandi. Questo piano assicura maggiore progressività rispetto alla proposta della Lega e garantisce una riduzione delle imposte, soprattutto per i redditi più alti. I meccanismi di finanziamento, relativi anche ad agevolazioni ed esenzioni fiscali, andrebbero però a influenzare il costo finale della riforma. Sicuramente i beneficiari attuali risentirebbero della riduzione di detrazioni, deduzioni e regimi di favore.

Lega Nord: Il programma di Salvini è orientato verso una Flat tax al 15% sul reddito famigliare, con una detrazione da 3mila euro per ciascun membro della famiglia fino a 35mila euro di reddito e per ogni famigliare a carico nella fascia 35-50mila euro. Redditi superiori non vedrebbero deduzioni di alcuni tipo. La detrazione fissa di 3mila euro moltiplicata per i componenti della famiglia rende il meccanismo molto semplice, ma l’aliquota bassa finirebbe con l’aumentare i benefici dei redditi più alti, andando a cancellare quelli più bassi. È, infatti, prevista una clausola di salvaguardia che applicherebbe il vecchio sistema nei casi in cui la Flat tax portasse effetti negativi.

LeU: Liberi e Uguali propone sette aliquote, dal 15% fino a 12mila euro al 50% per redditi maggiori ai 300mila, con scalini più piccoli di quelli vigenti e un assegno famigliare calcolato sulla base dell’Isee. La progressività è l’elemento forte di questa riforma, ma il sistema non viene semplificato. Le aliquote per i redditi più alti sono pesanti (48% da 70mila euro di reddito e 50% sopra i 300mila).

Valerio Del Conte

Nato il 5 luglio 1994, è tra i più giovani della redazione di Lumsanews. Intraprende gli studi classici spinto dalla sua passione per le materie umanistiche. Si laurea nel 2016 in Scienze della comunicazione, informazione e marketing presso l’università LUMSA e entra a far parte della redazione di Lumsanews.it.