Nicola Fratoianni durante il suo intervento nel corso del convegno organizzato tra gli altri da Sinistra Italiana nell'auditorium Cgil a Roma, 23 febbraio 2017. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

Il fronte anti-voucherDa Mdp a Sinistra Italianapressing sul referendum

La richiesta di modifica del jobs act è anche una sfida al governo Gentiloni

Scissionisti, neonati gruppi parlamentari. Nella galassia della sinistra italiana, le posizioni dei movimenti nati dalla costola del Partito Democratico sono diverse per intenti e visioni. Una cosa però è certa, si sta assistendo alla nascita di una sinistra “anti-vouche”r. La battaglia di primavera sui referendum promossi dalla Cgil si candida a diventare il collante di tutto ciò che si muove a sinistra. Da Campo Progressista, la nuova creatura dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, a Sinistra Italiana, il partito di Nicola Fratoianni, passando per gli scissionisti dell’ex minoranza Pd radunati nel Movimento dei Democratici e Progressisti.

Intanto il camper della Cgil continua a girare per l’Italia con lo slogan “Libera il lavoro con 2 Sì”, in riferimento al doppio quesito referendario per abolire i buoni lavoro e per la piena responsabilità solidale negli appalti. Susanna Camusso, segretaria della Cgil, da tempo chiede al governo di fissare una data per il voto, magari legando il referendum alle amministrative, che consentirebbe l’abolizione tout court della modalità di retribuzione attraverso i voucher.

Il Movimento dei democratici e progressisti, costituito ieri ufficialmente da 36 deputati e 14 senatori, dedica al tema le sue prime uscite davanti ai cronisti. Francesco Laforgia alla Camera e Cecilia Guerra al Senato spiegano ai giornalisti di aver preso come primo impegno quello di appoggiare incondizionatamente l’esecutivo Gentiloni e di accompagnare il governo verso una forte correzione del Jobs Act. Se questo però non dovesse accadere, l’inevitabile conclusione sarebbe quella di sposare la linea dura della Cgil.

A chi ha chiesto un commento sul tema a Pierluigi Bersani, l’ormai ex PD e neo membro del Movimento dei democratici e progressisti risponde: “Sui voucher basterebbe fare una cosa normale, di buon senso: erano nati come lavoro accessorio, per pagare i cosiddetti ‘lavoretti’. Se arrivi a 140 milioni di ore di voucher, vuol dire che si è sbarellato completamente. È dovere del Governo e del Parlamento fermare questa deriva, perché sta eliminando anche la minima dignità contrattuale. Io sono per una norma che riconduca l’uso dei voucher ai lavoretti, altrimenti appoggiamo il referendum, senza discussione”.

Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana sul tema è stato netto sin dalla sua nomina come segretario del partito, dichiarando l’intento di creare comitati per appoggiare la Cgil sul referendum. Nella mattinata di ieri ha annunciato su Facebook: “Da oggi i senatori di Sinistra Italiana iniziano la staffetta al Senato per chiedere al governo di fissare la data dei referendum su voucher e appalti proposti dalla Cgil. Al termine di ogni seduta prenderanno la parola a turno e chiederanno una data certa per il referendum. Vediamo se riusciamo a dare una sveglia al palazzo e riconnetterlo ai bisogni delle persone. Vogliamo cancellare la vergogna dei voucher, non ci accontenteremo”.

Intanto oggi si riunirà il consiglio ristretto creato dal governo per tentare un’ ultima mossa per contrastare il referendum chiesto dalla Camusso.

Giulia Torlone

Aquilana di nascita, si è laureata in Italianistica e vive a Firenze. Ha lavorato nel settore della cooperazione internazionale occupandosi di ufficio stampa. Redattrice su temi di diritto alla cittadinanza e giustizia sociale, ha concentrato il suo lavoro sui Paesi del bacino del Mediterraneo.