“Non possiamo che parlare con i nostri dipinti” . Sono partiti da questa inconfutabile premessa, contenuta nell’ultimo scritto di Van Gogh, i 125 artisti che dopo oltre un anno di lavoro hanno realizzato Loving Vincent, il film che verrà proiettato nelle sale il 16, 17 e 18 ottobre prossimi.
Scritto e diretto da Dorota Kobiela & Hugh Welchman, si tratta del primo lungometraggio interamente dipinto su tela. Migliaia di immagini create nello stile del visionario pittore, mescolando arte e tecnologia, per un risultato di rara intensità ed emozione, vincitore del Premio del Pubblico al Festival d’Annecy.
I quadri svelano quindi il vero volto di un artista contraddittorio e spesso instabile, definito genio, pazzo, martire, fannullone, spesso travisato e occultato dalla critica del tempo. 94 tele del maestro olandese sono riprodotte in una forma simile a quella originale e più di 31 dipinti sono rappresentati parzialmente.
Muovendo dalla Francia del 1891, la storia si dipana attraverso opere come “Campo di grano con volo di corvi”, i vari ritratti e autoritratti, in un crescendo che sembra attraversare lo spazio e il tempo. Il film inizia con l’incarico che il postino Joseph Roulin, amico di Vincent Van Gogh, affida al figlio Armand: consegnare a mano una lettera al fratello del pittore, Thèo, a Parigi.
Privo di aspirazioni e imbarazzato dal legame fra il padre e quell’uomo che si è tagliato un orecchio, Armand non trova traccia del destinatario della missiva. Inizia quindi una ricerca nei luoghi in cui il pittore aveva soggiornato, come il villaggio di Auvers-sur-Oise, dove Van Gogh trascorse le ultime settimane di vita, e la locanda dei Ravoux, domicilio dove l’autore della “Notte stellata” morì.
Armand incontrerà così il dottor Paul Gachet che si prese cura dell’artista, Adeline Ravoux e altri personaggi che in un crescendo di rivelazioni lo porteranno a scoprire la vita irripetibile e straordinaria di uno dei massimi geni dell’arte.