L'ospedale di Desio, in Brianza. ANSA/ROBERTO RITONDALE

Monza, famigliaavvelenata dal talliomuore anche la madre

Si tratta della terza vittima Tre persone ancora ricoverate

È morta questa notte all’ospedale di Desio (Monza) Maria Gioia Pittana, la terza componente della famiglia Del Zotto colpita da intossicazione da tallio. La donna, 87 anni, è la madre della prima vittima, Patrizia Del Zotto, e la moglie della seconda, Giovanni Battista, morti lo scorso 2 ottobre a poche ore di distanza l’una dall’altro. Le vittime si trovavano nella loro casa di campagna a Varmo, in provincia di Udine. Altri tre membri della famiglia, attualmente ricoverati in ospedale, sono in condizioni stabili, secondo quanto riferisce l’azienda socio-sanitaria territoriale di Monza.

Resta ancora ignota la causa degli avvelenamenti. Inizialmente si era pensato alla perdurata esposizione al guano dei piccioni, che contiene tallio, ma nelle ultime ore l’attenzione degli inquirenti si sta spostando su altre ipotesi, come il veleno per topi o l’inquinamento ambientale.

I rilievi dei carabinieri hanno escluso la presenza di tallio nel pozzo, mentre si attendono i risultati delle analisi sui filtri di un deumidificatore e di un condizionatore presenti in casa, per verificare l’eventuale contaminazione. I due impianti sarebbero stati tenuti costantemente accesi durante le ferie estive in Friuli della famiglia Del Zotto.

L’avvelenamento da tallio non è molto frequente, ma i suoi effetti possono essere letali. «È una sostanza che in passato veniva usata come topicida, poi è stata proibita dall’Ue. Ci sono stati dei casi a volte criminosi di avvelenamento, a volte un uso accidentale di prodotti che non si dovevano utilizzare, magari comprati su Internet», spiega ai microfoni di Rai News Carlo Locatelli, direttore del Centro Nazionale di Informazione Tossicologica della Fondazione Maugeri di Pavia. «Il tallio è una molecola molto piccola – racconta l’esperto – che una volta entrato nei tessuti si diffonde velocemente, ed è difficile da eliminare. Ci sono dei trattamenti, ma molto lenti. In alcuni casi servono diversi mesi di cure perché il livello torni alla normalità».

Antonio Scali

Nato in provincia di Reggio Calabria 25 anni fa, ha conseguito una Laurea Triennale alla Lumsa in Lettere Moderne e una Magistrale alla Sapienza in Filologia. Da sempre affascinato dal giornalismo, ha maturato diverse collaborazioni con siti internet, radio e tv occupandosi principalmente di sport.