Le opere di Balla, Cagli, Donghi, Colla, Afro, Mafai, Martini, Leoncillo, Raphael fino a Tancredi o Rotella raccontano l'arte italiana del primo '900 nella grande mostra che inaugura il Musia, il nuovo spazio polifunzionale per l'arte contemporanea ideato dal collezionista e imprenditore Ovidio Jacorossi. Dal Simbolismo all'Astrazione il percorso espositivo aperto al pubblico da domani si conclude con un'ardita video installazione (dal titolo 'Il Teatro di Pompeo'), appositamente realizzata da Studio Azzurro, che sviluppa il tema dell'assassinio di Cesare, avvenuto appunto nell'area in cui sorge il palazzo di via dei Chiavari, sede della galleria nel cuore della città eterna. ANSA/UFFICIO STAMPA +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Una mostra sul '900 italianoinaugura a Roma il Musiaspazio d'arte contemporanea

Ideato da imprenditore Ovidio Jacorossi sono esposte opere simboliste e astratte

Una grande mostra con opere del primo ‘900 italiano inaugura oggi il Musia, il nuovo spazio polifunzionale romano per l’arte contemporanea, grande circa mille metri quadrati, ideato dal collezionista e imprenditore Ovidio Jacorossi e ristrutturato sul progetto dell’architetto Carlo Jacoponi. L’esposizione, curata da Enrico Crispolti, in collaborazione con Giulia Tulino, presenterà una selezione di circa 50 opere realizzate da artisti quali Balla, Cagli, Donghi, Colla, Afro, Mafai, Martini, Leoncillo, Raphael, fino ad arrivare a Tancredi o Rotella. Un percorso che va dal Simbolismo all’Astrazione, per concludersi con un’ardita video installazione, dal titolo “Il Teatro di Pompeo”, appositamente realizzata da Studio Azzurro, che sviluppa il tema dell’assassinio di Cesare, avvenuto proprio nell’area in cui sorge il palazzo di Via dei Chiavari, sede della galleria nel cuore della città eterna.

“Ho impiegato venti anni per realizzare il mio sogno, proprio nello spazio che più di tutti rappresenta la mia vita, dal momento che qui ho sempre vissuto e lavorato”, ha detto Jacorossi presentando la struttura, che si configura come nuova e promettente realtà del panorama romano, non solo per le potenzialità degli eventi in grado di ospitare, ma anche per il taglio stesso della collezione di famiglia, in gran parte incentrata su correnti e movimenti fioriti durante il ventesimo secolo nella Capitale. La collezione Jacorossi, che l’imprenditore ha rilevato per intero dopo la cessione del Gruppo a una multinazionale francese, si compone di 2.500 opere, di cui 1.500 destinate a mostre temporanee e le restanti mille in vendita, secondo diverse modalità, attraverso gli allestimenti del Misia. Le esposizioni in programma, con questa “Dal Simbolismo all’Astrazione. Il primo Novecento a Roma nella Collezione Jacorossi” sono complessivamente tre. Due avranno un itinerario temporale (primo e secondo ‘900) mentre la terza sarà tipologica e incentrata su opere di grande formato.

Dino Cardarelli

Trentatrè anni, marsicano, laureato in Comunicazione all’Università di Teramo, città in cui muove i primi passi nel giornalismo, collaborando con testate cartacee ed online locali. Pubblicista dal 2009, iscritto nell’Ordine abruzzese, vuole continuare ad inseguire il suo sogno: realizzarsi come cronista sportivo.