Movimento 5Stelle
l’indagine si allarga
“Firme false, non copiate”

Liste truccate alle comunarie di Palermo
Grillo deciso a sospendere Nuti e Mannino

Firme ricopiate e firme false. Si allarga il caso del Movimento 5 Stelle in Sicilia. In seguito alle indagini avviate dalla Digos nel 2013, il caso della falsificazione per la lista alle comunali di Palermo del 2012, era stato archiviato. Ma a far riemergere la vicenda ad inizio ottobre, la denuncia alla trasmissione televisiva “Le Iene”, da parte di un attivista dei 5 stelle che ha raccontato di presunte irregolarità commesse nella raccolta delle firme. Grazie alle testimonianze dei diretti interessati è emerso che le firme non solo sarebbero state copiate, ma del tutto clonate. I nominativi e i relativi dati anagrafici sarebbero stati infatti “riportati” da elenchi di chi aveva firmato ai banchetti per un referendum dell’anno prima. Nulla a che vedere con le amministrative della città, dunque.

Gli sviluppi. Se fino ad oggi lo staff pentastellato ha mantenuto una linea difensiva, affermando che “si è trattato di un errore, ma nessuno si è mai inventato firme”, ora è passato ad una linea più dura. Il Movimento punta il dito in primis contro i due deputati parlamentari coinvolti Ricardo Nuti e Claudia Mannino, e fa sapere che non appena arriverà il passaggio formale dalla Procura, saranno avviate le sospensioni d’imperio.

Beppe Grillo aveva inizialmente dichiarato la sua intenzione di fare chiarezza: “I portavoce di M5S si sono dichiarati assolutamente estranei e non coinvolti nei fatti. Se sarà accertato che i colpevoli sono iscritti al movimento 5 stelle saranno presi adeguati provvedimenti disciplinari”. Il leader, in seguito agli ultimi sviluppi della vicenda, si è mostrato deciso a sospendere gli indagati. Sul suo Blog ha pubblicato un appello: “Chiedo a tutti gli indagati nell’inchiesta di Palermo di sospendersi immediatamente dal Movimento 5 Stelle non appena verranno a conoscenza dell’indagine nei loro confronti a tutela dell’immagine del Movimento e di tutti i suoi iscritti.”

Mentre Nuti e Mannino continuano a dichiararsi estranei al caso, in attesa di un avviso di garanzia, venerdì pomeriggio la deputata Claudia La Rocca si è autosospesa. Dopo aver confessato di aver falsificato firme, la 5 Stelle ha collaborato alle indagini della Procura di Palermo. Risentita, ha infine pubblicato un post su Facebook. «Volevo solo mettere la parola fine ad una situazione che stava degenerando, tirando dentro tutto e tutti, e l’ho fatto nell’unico modo che conoscevo, la cosa che mio padre più apprezzava di me… Dicendo la verità», ha scritto. «So che è stato uno stupido errore – ha concluso – e mi dispiace se ho deluso qualcuno». Dopo La Rocca, sabato si è autosospeso anche il deputato regionale Giorgio Ciaccio.

La ricostruzione dei fatti. Nel 2012 il Movimento 5 Stelle ha presentato per la prima volta la sua lista alle elezioni comunali di Palermo, candidando a sindaco il deputato Riccardo Nuti. Nel 2013 sono state rilevate dalla Procura di Palermo alcune irregolarità nella raccolta delle firme. Vincenzo Pintagro, attivista del Movimento, ha permesso alla Polizia di compiere una svolta decisiva nell’indagine, sostenendo di essere stato testimone oculare delle operazioni svolte durante la notte del 3 aprile. Pintagro ha confermato in particolare i nomi di due persone coinvolte: Claudia Mannino, oggi deputata, e Samanta Busalacchi, attualmente collaboratrice del M5S all’Assemblea Regionale e candidata alle comunarie per le amministrative del prossimo anno. Secondo le dichiarazioni dell’attivista, alcune firme sarebbero state ricopiate su nuovi moduli, diversi dagli originali.

Gli attivisti grillini si sarebbero resi conto di un errore sul luogo di nascita di un candidato. Nel timore che la lista venisse respinta dal Tribunale, avrebbero deciso di falsificare – secondo le indagini – le firme, trascrivendole su un nuovo modulo, corretto dal punto di vista formale.

La denuncia anonima alle Iene, riguardante l’apparizione di documenti inediti, ha fatto sì che l’11 ottobre il Tribunale riaprisse un’inchiesta. Si tratta di cinque fogli, probabilmente gli originali, con decine di firme. Questi documenti risultavano spariti dagli uffici del Comune di Palermo e la Prefettura. Alcuni nominativi, con relativi dati anagrafici, sono risulterebbero provenire infatti, dai banchetti per il referendum sulla privatizzazione dell’acqua del 2011.

I risvolti giudiziari. L’inchiesta è ora in mano a un pool coordinato dal procuratore aggiunto Dino Petralia e dal pm Claudia Ferrari. Il reato per cui procede la magistratura è quello di falso in atto pubblico. La norma, contenuta in un testo unico del 1960, punisce con la reclusione da due a cinque anni, “chiunque forma falsamente, in tutto o in parte, liste di elettori o di candidati od altri atti destinati alle operazioni elettorali”.

“La raccolta delle firme per presentare una lista è una formalità che risponde però ad un significato reale e fondamentale: la presenza di un sufficiente riconoscimento nel corpo elettorale”, spiega Angelo Rinella, docente ordinario di Diritto Costituzionale all’Università LUMSA di Roma. “Si tratta di violazione di un principio di democrazia”.

Le accuse e le difese. Il segretario provinciale del pd di Palermo Carmelo Miceli ha severamente attaccato i grillini per la scelta di aver taciuto a lungo sulla questione. Ha incalzato pochi giorni fa il presidente del Consiglio Matteo Renzi durante un seminario al Senato : “Pensate a quelli che volevano scardinare tutto e ora – ha detto il premier – sono a difendere le firme false. Gridavano ‘onestà, onestà’ e ora hanno cambiato due lettere: omertà, omertà”. Nel frattempo a Palermo il meet-up grillino “Attivisti Liberi” ha lanciato un sondaggio online per sfiduciare i deputati coinvolti, convocando inoltre uno “sfiduciaday”. Tuttavia il vice presidente della Camera Luigi Di Maio, sostiene che la vicenda delle firme non possa incidere sul referendum costituzionale: “Chi la strumentalizza senza averne alcuna credibilità sbaglia e si illude che possa danneggiare il No.” 

Giulia Turco

Giulia Turco, 22 anni. Approda al Master in Giornalismo dopo la Laurea triennale in Lettere Moderne, conseguita a Bologna, la sua città. Inglese, francese, spagnolo le lingue apprese durante gli studi, che le permettono di coltivare una delle sue più grandi passioni: il viaggio. Parole chiave: curiosità, passione, determinazione. Fanno di lei un occhio attento, pronto a cogliere e interpretare i grandi e piccoli cambiamenti delle società di oggi.