Dalle aggressioni alle perquisizioni il passo è breve. Da stamattina gli uomini della Polizia di Stato stanno perquisendo leader ed esponenti del Movimento dei Forconi. Le operazioni della Digos sono in tutta Italia: Ascoli, Campobasso, Como, Firenze, Latina, Roma, Taranto e Treviso sono le principali città al centro dell’attenzione degli inquirenti.
Il capo di accusa per i rappresentanti del Movimento sarebbe l’“ordine di cattura popolare”. Il fantomatico documento – pubblicato nel blog dei forconi il 29 dicembre 2016 – che invitava il popolo ad arrestare i parlamentari della Repubblica, i rappresentanti del governo e il Presidente della Repubblica. Tutti i soggetti politici considerati dal Movimento «abusivi, in quanto nominati da governi abusivi»
Un’istigazione iniziata lo scorso 14 dicembre con l’aggressione al parlamentare di Forza Italia Osvaldo Napoli davanti a Montecitorio. In quell’episodio fu indispensabile l’intervento delle forze dell’ordine, che portò alla denuncia di 14 persone. E oggi i responsabili sono finiti tra i destinatari delle perquisizioni della polizia.
A difendere i responsabili ci pensa lo stesso leader del MdF Danilo Calvani, che ha indetto per oggi a Latina una conferenza stampa «per fare chiarezza e capire chi sono alcune persone coinvolte nell’operazione». «Ci processino pure, ma ci dicano se la sentenza della Consulta è giusta o no – afferma Calvani –. Mi hanno sequestrato il computer per cercare qualcosa di eversivo. Siamo stati noi a presentare le denunce in varie Procure d’Italia contro i politici, che occupano abusivamente il posto dopo la sentenza della Consulta. La nostra era una provocazione e ci aspettavamo una reazione simile. Quello che ci viene contestato è che non possiamo sostituirci allo Stato».