Referendum: per Demopolis
il No avanti sul Sì
a un mese dal voto

Cresce il numero di incerti e potenziali astenuti
Sul risultato finale pesa la figura di Renzi

Un solo punto divide il Sì dal No al referendum costituzionale del 4 dicembre. Stando a quanto fotografato dall’Istituto Demopolis a 5 settimane dal voto, direbbe No alla riforma il 36,9% degli aventi diritto, voterebbe sì il 36,1%. Una distanza molto ridotta. Tanto da non permettere previsioni. Le intenzioni del voto spostano un passo in avanti il No. Ma è un passo molto timido: 0,8 di percentuale. Questo perché gli incerti sono ancora molti: l’affluenza si attesta attualmente intorno al 52%, mentre il 27% degli intervistati si dichiara tuttora indeciso.

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“L’elettorato – spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento resta diviso praticamente a metà: cresce il numero di quanti si recheranno alle urne per esprimere un giudizio sul Governo Renzi piuttosto che sui contenuti della riforma costituzionale”.

Effetto di una scelta del premier che ha deliberatamente “personalizzato” il referendum con l’intenzione di ricavarne una legittimazione diretta. In questo modo, però, il premier ha prodotto un esito imprevisto: politicizzando il referendum lo ha trasformato in un canale di “mobilitazione” di tutti gli scontenti. Contro di lui. Nell’analisi di Demopolis il 47% di chi dirà No ha dichiarato che il suo voto sarà sul merito della riforma costituzionale mentre il 42% ha ammesso che dirà No soprattutto per ribadire la sua contrarietà al governo Renzi.referendum_28_ott-002

Nota informativa – L’indagine è stata condotta il 26 ed il 27 ottobre 2016 dall’Istituto Demopolis, diretto da Pietro Vento, su un campione di 1.000 intervistati, rappresentativo dell’universo della popolazione italiana maggiorenne. Coordinamento di Pietro Vento, con la collaborazione di Giusy Montalbano e Maria Sabrina Titone. Supervisione della rilevazione di Marco E. Tabacchi. Metodologia completa ed approfondimenti su www.demopolis.it  

Simone Alliva

Laureato all'università Lumsa di Roma in Scienze dell’informazione, comunicazione e marketing, ha iniziato la professione da giornalista pubblicista nei giornali locali della Calabria. Passando nel 2013 al settimanale “L’Espresso”, dove si è occupato di cronaca politica e diritti civili.