Il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi durante la discussione in Aula della manovra economica, Roma, 07 Dicembre 2016. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Governo, il totoministri
la Boschi ridimensionata
l’ascesa di Luca Lotti

In gioco discontinuità o fedeltà a Renzi
Ai verdiniani almeno un ministero

Impazza il totoministri durante il tentativo dell’ex ministro degli Esteri Paolo Gentiloni di formare un nuovo governo. In discesa le quotazioni della madrina della riforma bocciata al Referendum Maria Elena Boschi, probabilmente riconfermata ma non più al ministero per le Riforme e i rapporti con il Parlamento. Al massimo un incarico nella segreteria della Presidenza del Consiglio, o un ministero non di peso come le Pari Opportunità. Sale invece nelle quotazioni il fedelissimo di Renzi, il tessitore del giglio magico, uomo cardine dell’architettura di potere dell’ex premier, il toscanissimo Luca Lotti. Per lui l’ambita delega ai servizi segreti, a cui da tempo puntava anche l’altro grande amico di Renzi, Marco Carrai, bloccato poi dalle voci di una sua contiguità agli interessi israeliani.

Tutto è nelle mani del premier in pectore, Paolo Gentiloni. Discontinuità con il governo Renzi vorrebbe dire almeno l’uscita di qualcuno dei ministri simbolo delle riforme contestate. Dalla Madia alla Boschi dunque, passando per Poletti e Giannini, quest’ultima capace da sola di sollevare l’intero comparto docente e gli studenti contro la Buona Scuola. Se invece la direzione scelta dal Presidente del Consiglio incaricato fosse quella di un governo lampo, per traghettare il partito renziano alle elezioni nella migliore delle condizioni, allora la lista dei ministri vedrebbe la conferma certa di Poletti e Madia. Senza dubbio, per ottenere la fiducia ed avere una maggioranza garantita, Gentiloni dovrà far entrare nella squadra di governo qualche personaggio gradito a Denis Verdini. Ala, il partito verdiniano, preme per un ministero a Marcello Pera, presidente del Senato dell’era Berlusconi. I verdiniani lo vorrebbero agli Esteri, ruolo a cui però punta Angelino Alfano. Il leader di Area Popolare lascia gli Interni, dove sta per piombare la grana di una indagine sulla “extrordinary rendition” subita dalla Shalabayeva. E Marco Minniti, ex dalemiano di ferro, è dato per certo al Viminale.

Concluse le consultazioni formali con i vari partiti, Gentiloni salirà questo pomeriggio al Colle per presentare a Mattarella la nuova squadra di governo. Domani in mattinata il giuramento e il passaggio della campanella, quella che nel 2013 aveva suggellato la fine della parabola politica di Enrico Letta, e la rottura degli equilibri all’interno del Pd.

Siria Guerrieri

Dottore di Ricerca, giornalista con la passione per Politica ed Esteri fin dai tempi dell’università. Nel 2010 e nel 2011 è a Washington DC per una borsa post-doc. Dal 2014 al 2016 collabora con la redazione di Rassegna, Rassegna.it e Liberetà, occupandosi di esteri e politiche dell'Unione Europea.