Violenze domesticheCorte Ue condanna l'Italiaritardi nell'assistenza

Una donna chiese invano aiuto ma non riuscì a salvare il figlio

La Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato l’Italia per non avere agito con sufficiente rapidità per proteggere una donna, Elisaveta Talpis, e suo figlio dagli atti di violenza domestica subiti dal marito e che hanno portato l’uomo – ora in prigione – ad uccidere il ragazzo e al tentato omicidio della moglie.

Secondo i giudici di Strasburgo «le autorità italiane hanno privato la denuncia di qualsiasi effetto, creando una situazione di impunità che ha contribuito al ripetersi di atti di violenza», che hanno poi portato appunto al tragico epilogo. La sentenza si riferisce a quanto avvenuto a Remanzacco, in provincia di Udine, il 26 novembre 2013.

In particolare l’Italia è stata condannata per la violazione degli articoli 2, 3 e 14 della Convenzione europea dei diritti umani, che regolano rispettivamente il diritto alla vita, il divieto di trattamenti inumani e degradanti e il divieto di discriminazione. Ad Elisaveta Talpis la Corte ha riconosciuto 30mila euro di danni morali e 10mila per le spese legali. Per la prima volta l’Italia viene condannata per un reato di violenza domestica. La sentenza di Strasburgo, se le parti non faranno ricorso, diventerà definitiva tra tre mesi.

Salvatore Tropea

Classe 1992, dopo la maturità scientifica si laurea in Scienze della Comunicazione alla Lumsa. Collabora con il mensile locale calabrese L’Eco del Chiaro; con il giornale studentesco e la WebTV della Pontificia Università Lateranense e con il portale online farodiroma.it. Attualmente frequenta il Master in Giornalismo alla Lumsa, dopo aver frequentato il Master in Digital Journalism alla Lateranese e aver svolto due mesi di stage a Radio Vaticana. Con il Master in Giornalismo della Lumsa ha svolto tre mesi di stage presso la redazione de Il Venerdì di Repubblica e attualmente sta svolgendo uno stage di tre mesi presso la redazione italiana di Vatican News