Arrestato per bancarotta Angelo Rizzoli, erede del gruppo editoriale La Procura: crac da 30 milioni di euro

Angelo Rizzoli, l’erede di uno dei più importanti gruppi editoriali italiani, è stato arrestato questa mattina a Roma. L’accusa è di bancarotta fraudolenta.  La Procura di Roma contesta a Rizzoli un crac finanziario da 30 milioni di euro. L’ex editore e produttore televisivo e cinematografico è finito in manette in qualità di amministratore unico della Rizzoli audiovisivi srl (oggi Tevere audiovisivi srl.) società holding in liquidazione, con l’accusa di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale per aver causato con dolo il fallimento di 4 delle società controllate (Produzioni internazionale srl, Ottobre film srl, Delta produzioni srl e Nuove produzioni srl).

Contemporaneamente all’arresto sono stati sequestrati beni del valore di circa 7 milioni di euro, compresi la residenza della famiglia Rizzoli ai Parioli, la tenuta ‘Cà de dogi’ e diversi terreni a Capalbio (Grosseto) oltre ad alcune quote societarie. Angelo Rizzoli, oltre alla Tevere audiovisivi, era a capo di una holding composta da altre società operanti nel medesimo settore, tutte fallite tra gennaio 2011 e marzo 2012.
Le indagini hanno accertato che Rizzoli fosse l’unico “vero” capo delle società mentre gli altri amministratori si limitavano a svolgere una funzione di “prestanome”, privi di alcun potere. In pratica Rizzoli utilizzava le società controllate (poi dichiarate fallite) per la produzione di prodotti cinematografici e televisivi della Rizzoli Audiovisivi, i cui proventi venivano poi incamerati interamente dalla società principale. Quest’ultima trascurava di pagare le fatture delle controllate operative, rendendo le stesse non in grado di far fronte ai debiti assunti nei confronti dei propri fornitori. Di fatto le indagini del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma hanno evidenziato come Rizzoli abbia fatto fallire le società del suo gruppo non per salvaguardare l’equilibrio patrimoniale della holding, ma per il profitto personale proprio e della sua famiglia.
Andrea Rizzoli è stato chiamato in giudizio sei volte dalla magistratura italiana per 26 anni consecutivi. In manette nel 1983 per bancarotta fraudolenta in amministrazione controllata, con l’accusa di aver fatto sparire i fondi destinati all’aumento di capitale del 1981, era stato condannato, con pena condonata, a tre anni e quattro mesi di reclusione. Nel1992 inun processo successivola Cassazioneaveva sentenziato che l’imprenditore non aveva trattenuto una parte dei fondi pagati da “La Centrale” di Roberto Calvi. Quei fondi erano scomparsi per opera di Tassan Din, Gelli e Ortolani. Nel 2006 il reato per cui fu arrestato nel 1983 è stato depenalizzato. Rizzoli ne ha chiesto l’archiviazione. Nella sua vita sentimentale c’è anche il matrimonio con l’attrice Eleonora Giorgi nel 1978 dalla quale ebbe un figlio al quale è stato dato il nome di Andrea. Sei mesi dopo l’uscita dal carcere inizia la causa di separazione con la moglie, per “incompatibilità della vita in comune”. Nei mesi successivi Eleonora Giorgi chiede la metà del patrimonio del marito, valutabile in 400 miliardi di lire. Ottiene 10 miliardi di lire.

Federica Macagnone