Fine vita, Monica Cirinnà"Governo ora più favorevolea una vera riforma”

"Al malato deve essere garantita la libertà di scelta finale"

Monica Cirinnà, firmataria dell’omonimo disegno di legge presentato in Senato il 17 settembre 2019, nell’ambito dell’inchiesta di Lumsanews sul fine vita racconta le tappe che potrebbero portare a una legge sul tema dell’eutanasia.

Senatrice Cirinnà, lei stessa nella presentazione del suo disegno di legge sul tema dell’eutanasia ha detto che il Parlamento “non può decidere di non decidere”. Domanda un po’ provocatoria: perché ha firmato un’iniziativa legislativa solo il giorno prima della decisione storica della Consulta? Ricordiamo che la Corte costituzionale aveva dato tempo un anno al Parlamento per legiferare sulla questione.

«Dopo l’ordinanza 207/2018 della Consulta, la questione è stata calendarizzata e affrontata dalla Camera, che non è giunta tuttavia a un risultato apprezzabile. Ho dunque deciso di presentare il ddl a mia firma solo quando è stato chiaro che si avvicinava la scadenza del 24 settembre senza un intervento parlamentare, nell’ipotesi che la discussione potesse spostarsi al Senato. La conferenza stampa di presentazione, per questo, è stata fissata il 25 settembre 2019, proprio all’indomani dell’udienza pubblica: lo slittamento dei tempi di decisione ha determinato una parziale sovrapposizione».

Cosa cambia nella sua proposta rispetto a quelle presentate dai suoi colleghi sia alla Camera che al Senato?

«Il ddl di cui sono prima firmataria si caratterizza per un aspetto di metodo, che manca in quelli presentati dai miei colleghi di Camera e Senato: ho voluto ricalcare quasi alla lettera le richieste formulate dalla Corte costituzionale, per mostrare in modo chiaro che – anche solo dopo una attenta lettura dell’ordinanza della Corte – si sarebbe potuta garantire una decisione politica chiara e rispondente al dettato della Corte. Nel merito, il testo va nella stessa direzione del ddl di iniziativa popolare e dei ddl presentati, al Senato, dai colleghi Mantero e Cerno (cui peraltro ho aggiunto anche la mia firma), con l’unica differenza che il ddl a mia firma interviene sulla legge 219/2017, quella sul testamento biologico, per aggiungere in quella sede l’ipotesi di aiuto medico a morire per i malati in stato di grave e intollerabile sofferenza dovuta a patologie irreversibili, capaci di prendere decisioni libere e consapevoli, che ovviamente ne abbiano fatto richiesta».

Nell’opinione pubblica, ma soprattutto tra i medici e tra gli esponenti più conservatori, penso alla proposta di Binetti o a quella di Pagano alla Camera, si parla di obiezione di coscienza; nelle vostre proposte, invece, si parla di risarcimenti qualora l’intera struttura sanitaria nazionale non accolga la volontà del paziente. Ci può spiegare come si dovrebbe procedere se un medico non volesse porre fine alla vita di un paziente?

«Nel testo a mia prima firma non c’è nulla di quel che lei presume. Anzi, in linea con l’ordinanza della Corte, il testo prevede che l’aiuto medico a morire venga somministrato da medici che non abbiano formulato obiezione di coscienza. Inoltre, inserire la previsione dell’aiuto medico a morire nella legge 219 contribuisce a garantire l’equilibrio tra autodeterminazione del malato e relazione di cura».

La strada per l’approvazione di una legge ora è più semplice rispetto a un anno fa?

«Il mutamento delle condizioni politiche – la nuova maggioranza di governo – ha senz’altro reso meno aspri gli ostacoli rispetto all’approvazione di una legge. Ricordo infatti che la discussione alla Camera si è arenata anche a causa dei contrasti insanabili, su questo tema, tra le forze che allora formavano l’esecutivo. Adesso siamo in attesa del deposito delle motivazioni della storica sentenza della Corte costituzionale, che ha fissato un principio molto chiaro: al malato deve essere garantita la libertà di scegliere di morire in modo corrispondente alla propria visione della dignità. Leggeremo la sentenza, e sono sicura che sapremo confrontarci in modo non ideologico, per arrivare in tempi rapidi all’approvazione di una buona legge».

Mariacristina Ponti

Mariacristina Ponti nasce in Sardegna nel lontano 1992, dopo un diploma al liceo scientifico, decide di conoscere il mondo e di trasferirsi a Padova e, successivamente, a Roma. Le sue passioni sono la politica, il calcio, i nuotatori e la musica indie, ma solo quella vera. E Guccini, ovviamente.