OTTAWA – Il G7 Finanze torna a puntare i riflettori sul “pericolo cinese”. Durante la riunione telematica di Ottawa (in Canada), è stato illustrato uno studio sulle materie critiche, dal litio al cobalto fino alle terre rare. Risorse oggi fortemente concentrate nelle mani di Pechino. Un predominio che, sommato all’overcapacity industriale, “rischia di trasformarsi in una valanga”.
Gli ultimi dati che arrivano dalla Cina hanno fatto di nuovo suonare l’allarme. L’export cinese segna a novembre un rimbalzo oltre le attese, accelerando con le spedizioni seguite alla tregua commerciale di fine ottobre raggiunta dai presidenti Xi Jinping e Donald Trump: +5,9% annuo, da -1,1% di ottobre. Il surplus commerciale sale a 111,68 miliardi di dollari contro i 100,2 miliardi attesi.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva dato l’allarme già lo scorso febbraio chiedendo di passare dal “free trade” al “fair trade”. Era poi intervenuto deciso ad aprile, quando aveva parlato di “squilibri devastanti” nei confronti di un Paese che non è solo un potenza economica, ma militare. Era tornato a farne una battaglia a luglio, ottobre e poi di nuovo a novembre, parlando di una “politica di invasione”.
Il tema è sul tavolo anche a Bruxelles. All’Ecofin era stata richiesta l’introduzione di una tassa sui pacchi sotto i 150 euro (che anche la manovra prevede come copertura di alcune misure) per contrastare il fast-fashion in arrivo dall’Asia.


