Trombati eccellenti: supervitalizi e superpensioni
come premio di consolazione

Trombati e accontentati. Questa la situazione degli onorevoli esclusi dalla vita politica del paese con le elezioni 2013. Un passaggio dall’orgoglio ferito al portafogli riempito, visto che a marzo riceveranno una liquidazione di fine mandato. Un assegno esentasse, che non deve dare conto né al redditometro né allo spesometro,  non cumulabile con qualsiasi altro reddito, pensione inclusa.

In barba agli esodati e tutti quelli che stanno passando momenti difficile, vista la crisi economica, gli onorevoli italiani non hanno alcuna intenzione di rinunciare ai loro privilegi.
La cifra dipende dal momento in cui sono entrati in Parlamento ed equivale all’80% dell’indennità parlamentare lorda per ogni anno di legislatura. Si parla di 10.435 euro alla Camera e  10.385,31 al Senato. Liquidazioni che oscillano dai 44 mila euro per chi è stato eletto nel 2008, ai 300 mila netti a seconda della durata della propria carriera politica.

Per il vitalizio invece, la situazione è diversa, dopo il colpo di spugna al provvedimento del governo Monti dello scorso ottobre. La proposta, presentata da Chiara Moroni, parlamentare del Fli, e Pierangelo Ferrari, deputato del Partito democratico, prevedeva che il vitalizio si trasformasse in una pensione, basata sul sistema contributivo, alla quale i consiglieri regionali avrebbero avuto diritto solo dopo 10 anni di mandato e non prima di aver compiuto 66 anni di età. Ma la modifica apportata all’art. 2 di questo decreto legge, secondo la quale «Le disposizioni di cui alla presente lettera non si applicano alle Regioni che abbiano abolito i vitalizi», ha totalmente aggirato la situazione. Perché nel frattempo tutte le regioni avevano già abolito i vitalizi e quindi nessuna di loro oggi è costretta ad applicare questa regola. Per questo al momento l’assegno, che può corrispondere al 20 o al 60%  dell’indennità lorda, può essere riscosso da tutti i consiglieri che abbiano compiuto 65 anni, con 5 anni di legislatura, e si può scendere per ogni anno in più fatto fino a 60 anni.

E mentre dai Palazzi tutti si affrettano a ricordare che per questo fondo ogni mese vengono detratti dei soldi dallo stipendio di senatori e deputati, 784,14 euro alla Camera e circa 695 al Senato, i parlamentari che non hanno mai interrotto la loro carriera politica stanno per ricevere una maxi liquidazione. Primo fra tutti Filippo Berselli, con alle spalle 8 legislature. Classe 1941, l’ex senatore Pdl è entrato a Montecitorio nel 1983 come esponente del MSI: con 30 anni di carriera ininterrotta alle spalle si aggiudica 278 mila euro di liquidazione e da subito un vitalizio da 6.200 euro al mese.
A seguire un “trombato” d’eccellenza: il leader di Fli, Gianfranco Fini. Anche per lui un assegno di 260 mila euro e 6mila l’anno dopo 30 anni di onorata carriera politica. Troppo giovane per il vitalizio invece, il suo braccio destro, Italo Bocchino, al quale vanno 150 mila euro di liquidazione. Livia Turco, ministro della Salute dal 2006 al 2008 col governo Prodi, incasserà subito una liquidazione da 241 mila euro e tra qualche anno un vitalizio da 6.100 euro. 195 mila euro di liquidazione e un vitalizio di circa 5.500 euro netti mensili anche per il leghista Roberto Castelli.