HomeCronaca 18enne muore carbonizzato nel carcere di San Vittore, Uilpa lancia l’allarme

18enne muore carbonizzato
nel carcere di San Vittore
Uilp lancia l'allarme

L'incendio sarebbe stato appiccato

dallo stesso detenuto nella sua cella

di Maddalena Lai06 Settembre 2024
06 Settembre 2024

MILANO – A 18 anni è morto carbonizzato a causa di un incendio divampato nella sua cella nel carcere milanese di San Vittore. L’ennesima morte in cella, a riferirlo è Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria.

Secondo quanto riferisce De Fazio il rogo sarebbe stato appiccato dallo stesso 18enne, di origini egiziane, insieme al detenuto con cui condivideva la cella. Una morte che si aggiunge al tragico bilancio del 2024 che, al momento, registra il suicidio di ben 70 detenuti e sette agenti di polizia penitenziaria.

“Quanto accaduto a San Vittore – commenta poi De Fazio – mette ancora una volta a nudo la crisi senza precedenti del sistema penitenziario e se le conseguenze non sono state ancora più gravi lo si deve solo al pronto e professionale intervento della Polizia penitenziaria che, depauperata negli organici, stremata nelle forze e mortificata nell’orgoglio è intervenuta mettendo in salvo il secondo recluso e impedendo che le fiamme si propagassero al resto del carcere”.

Il sindacalista denuncia infine, ancora una volta, il sovraffollamento e le carenze di personale del carcere milanese: “A San Vittore sono letteralmente stipati 1.100 detenuti, a fronte di 445 posti disponibili, con un sovraffollamento di oltre il 247%, sorvegliati da 580 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, distribuiti su più turni e compresi gli addetti agli uffici e ai servizi vari, rispetto a un fabbisogno di almeno 700, con una scopertura del 17%.”.

A sottolineare che i problemi dell’istituto di detenzione non riguardano, tuttavia, solo il sovraffollamento è Beatrice Saldarini, coordinatrice della Commissione carcere dell’Ordine degli avvocati di Milano: “Negli anni la popolazione carceraria è notevolmente mutata. Oggi i detenuti per reati comuni sono persone che sono ai margini della società, affetti da gravi disagi psichici e tossicodipendenti”. Condizioni, queste ultime, a cui il “personale deve far fronte senza disporre degli adeguati mezzi”.

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