Decine di migliaia di partecipanti, oltre 260 adesioni ufficiali, tra cui tre Diocesi, una Regione, una Provincia, due parchi nazionali, 51 Comuni, 17 partiti e liste civiche, e 178 tra associazioni, comitati e movimenti. Erano tutti insieme sabato 13 aprile a Pescara alla manifestazione nazionale per dire no ad Ombrina Mare, il progetto di coltivazione del petrolio autorizzato dal Decreto Sviluppo del Governo Monti che prevede a 6km dalla costa dei trabocchi, nel teatino, l’installazione di una piattaforma con sei pozzi,42 kmdi tubature e una nave raffineria di320 metridi lunghezza. Per 24 anni.
Il progetto pone dei problemi in termini economici ed ambientali. Un impianto petrolifero di fronte ad una delle zone più visitate della costa abruzzese metterebbe in ginocchio un settore turistico già compromesso dalla crisi. Ma l’incompatibilità più eclatante di Ombrina con il litorale dei trabocchi sta nei piani di tutela ambientale in via di realizzazione sulla costa stessa, tra cui il parco nazionale ela ViaVerde, il percorso ciclopedonale attrezzato da realizzare sull’ex tracciato ferroviario tra Ortona e Vasto.
Sono scese in campo, a Pescara, oltre alle associazioni ambientali, tutte le forze politiche e i sindacati, esclusa Confindustria.
GLI ALTRI PROGETTI IN ITALIA- Oltre a Ombrina, sono attivi su tutta la penisola 22 permessi di ricerca, 36 richieste di nuovi permessi, 11 istanze di coltivazione in mare. Come a Pescara, altre contestazioni si stanno svolgendo dalla Bassa Padania alla Sicilia, dove il presidente Crocetta ha promesso di battersi “contro le perforazioni off-shore e per la tutela del mare del Canale di Sicilia”.
Alessandra D’Acunto