La ricerca di luoghi abbandonati non è diffusa solo in Italia, ma anche in Europa. Spesso i luoghi all’estero sono prediletti da urbexer esperti che si dedicano a questo fenomeno da tantissimi anni. Un esempio è offerto dal ricco lavoro fotografico di Massimiliano Martino e dal suo team xXx urbex Intruders, composto da Ilenia Benso e Barbara Agujari.
Quali sono le origini dell’urbex e qual è la sua diffusione oggi?
“Questo fenomeno nasce con gli esploratori del passato, da Cristoforo Colombo a Giovanni Battista Belzoni che con le sue scoperte ha contribuito a rinvenire molte delle tombe egizie nella Valle del Nilo ed è proprio a lui che George Lucas si è ispirato per ideare Indiana Jones. Oggi l’urbex è aumentato, soprattutto nel periodo del Covid. Negli ultimi anni ho notato un aumento delle persone che si avvicinano all’esplorazione urbana”.
Come è nata la sua passione per l’urbex all’estero?
“Ho iniziato questo hobby per curiosità, poi ne sono rimasto affascinato, tanto che alla fine ho comprato un van per girare all’estero, con il mio primo tour nel 2020 in Belgio. Ogni paese offre qualcosa di diverso dall’altro. Ad esempio in Francia ci sono castelli, con tutti gli arredi all’interno. La Germania offre spunti più industriali, come acciaierie, bunke e fabbriche. L’Ungheria è ricca di vecchie fabbriche di epoca sovietica, con bunker della Guerra Fredda rimasti intatti. Proprio in Ungheria, in un’area ferroviaria dismessa, mi sono trovato davanti ai vagoni che nel periodo di guerra i tedeschi utilizzavano per la deportazione di massa di ebrei e persone non gradite”.
Che cosa prova entrando in un luogo abbandonato?
“Il mix di emozioni che prende lo stomaco quando un luogo che ha attraversato il nostro sguardo, i nostri scatti, il nostro cuore, è perduto per sempre. Il rammarico si fonde con la malinconia e ci sentiamo dei privilegiati per aver avuto modo di osservare ancora una volta un frammento di vita congelato nel tempo, fragile come una bolla di sapone destinata a scoppiare eppure ai nostri occhi pregno di un’anima eterna che cerchiamo di catturare. Fare urbex significa immergersi nell’ambiente, capire le abitudini che avevano gli abitanti di queste case, ricostruire le loro storie. Uno studio che segue l’esplorazione dei luoghi, ma anche che la precede. Prima di scegliere un posto cerco sulle mappe i luoghi da vedere, per capire quali sono gli ingressi migliori, gli eventuali rischi. Per l’estero faccio ricerche su Google, soprattutto con Maps”.
Quali sono le leggi in vigore in Italia e all’estero riguardo all’esplorazione di luoghi abbandonati?
“Non toccare nulla e non rubare. Il nostro motto è ‘prendi solo emozioni, lascia solo impronte’: i posti vanno rispettati. Purtroppo molti non la pensano così, portando via reperti o compiendo atti vandalici. Si tratta di un hobby che viaggia sul filo del rasoio. Ogni Stato ha le sue regole e l’urbex, essendo un fenomeno di massa, in determinati Paesi è più o meno tollerato. Anche se rimane indiscusso che se si entra in un edificio per danneggiarlo, allora lì è sempre reato”.
Qual è la pericolosità di questi luoghi?
“Ogni posto ha un suo fattore di rischio che va sempre ben tenuto in considerazione. Se per caso mi introduco in una struttura industriale posso avere a che fare con vari tipi di rischio, come i cedimenti strutturali. Ma posso avere a che fare anche con sostanze chimiche o pericolose. Purtroppo ci sono questi casi di infortuni, anche perché molte persone si avvicinano a questo hobby sottovalutando i rischi”.


