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HomeSpettacoli “Leggere Pasolini ci aiuta ad avere uno sguardo critico su Roma”

“Roma è cambiata
ma i ragazzi di vita
esistono ancora oggi”

Nisini, docente di Letteratura

“Il dialetto resistenza al capitalismo"

di Irene Di Castelnuovo15 Ottobre 2025
15 Ottobre 2025
pasolini

Giorgio Nisini, docente di Letteratura moderna e contemporanea alla Sapienza

Le borgate romane nell’opera di Pasolini diventano spazi capaci di raccontare un’Italia in trasformazione e simbolo, per l’intellettuale, di profonde contraddizioni. Ne parla a Lumsanews Giorgio Nisini, docente di Letteratura moderna e contemporanea alla Sapienza.

Cosa diventano le borgate romane nell’opera di Pasolini?

“Lui racconta una Roma che non si era mai vista. Prima di Pasolini c’erano la Roma trasteverina della tradizione vernacolare di Belli, la Roma indifferente di Moravia o la Roma città aperta di Rossellini. Nelle borgate, in particolar modo, Pasolini vede un nuovo un paesaggio sottoproletario ma anche un mondo linguistico. C’è un incrocio tra il vecchio romanesco e le parlate dei “burini” che vengono dall’Abruzzo e da altre zone del sud Italia. Però vede anche i pericoli urbanistici, in quanto le borgate sono gli spazi e i luoghi della grande speculazione edilizia, dove c’è il pianto della scavatrice”.

Come dialogano i luoghi della Roma popolare con la lingua e il dialetto nei suoi testi?

“Già ai tempi del Friuli, l’uso del dialetto era in qualche modo una forma di antifascismo culturale. Quando arriva nella Capitale, Pasolini scruta un nuovo romanesco, una lingua sporca. Vede però anche in questo dialetto una forma di comunicazione più immediata, più primitiva. Nell’ideologia complessiva antiborghese pasoliniana, la regressione sottoproletaria è un elemento positivo e quindi nel dialetto c’è anche una forma di contestazione borghese”. 

C’è una corrispondenza tra i luoghi fisici e i luoghi simbolici nella sua scrittura?

“In un grande artista come Pasolini, tutti gli elementi di realtà nel momento in cui diventano letteratura si caricano di una valenza simbolica. In La vita violenta e Ragazzi di vita è una Roma che diventa altro, diventa scenografia. Da un lato è il luogo simbolo di un’Italia di cui lui percepisce la fine, dall’altro ne avverte lo strisciare del neocapitalismo. Roma diventa un elemento di ambivalenza ideologica. La poesia Le ceneri di Gramsci è il simbolo della contraddizione irrisolvibile nell’opera di Pasolini. Nel cimitero acattolico di Testaccio si alternano il silenzio sacrale di quel luogo con i rumori che arrivano dalle officine del quartiere. Quindi tutte le volte in cui Roma compare inevitabilmente rimanda a un rapporto più ampio con il puro dato materiale dato da dalle scenografie urbane”. 

In che misura la Roma di oggi tradisce o conserva l’immaginario pasoliniano? 

“Su questo ci sarebbe da porsi una domanda. Esistono ancora i ragazzi di vita oggi? Secondo me sì. Esiste tutto un mondo sottoproletario di emarginati, li vediamo tutti i giorni girando per Roma. Oggi il romanesco è quello che si fonde con le parlate degli africani o degli immigrati che vengono dall’est Europa che parlano un loro dialetto completamente nuovo. Se fosse vissuto oggi, Pasolini lo avrebbe registrato, ne sarebbe rimasto sedotto. Quindi, in qualche modo, vive quella forma linguistica e quindi anche il substrato socio-antropologico da cui derivava”.

Come si può leggere oggi il rapporto tra Pasolini e la città, in chiave politica o profetica? 

“Io sono sempre un po’ scettico sull’idea del Pasolini profeta, nonostante sia una suggestione molto forte e che circola. Più che Pasolini profeta, mi sembra più di vedere un Pasolini che ha colto degli aspetti della società individuando d’anticipo alcuni nodi irrisolti. La Roma di Pasolini rispetto a quella di oggi, più che venire profetizzata, si riverbera nelle sue contraddizioni”. 

Che tipo di esperienza può fare oggi un lettore o un visitatore che voglia rileggere Roma attraverso i luoghi di Pasolini? 

“Le opere romane di Pasolini ci danno un’angolazione sulla città molto originale. La letteratura ha proprio questo ruolo, farci vedere la realtà in maniera un po’ diversa. Leggere Pasolini ci può aiutare, come lettori di oggi, a sviluppare uno sguardo critico più complesso, in questo caso, sulla città di Roma”.

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