ROMA – È morta a 72 anni l’ex brigatista Anna Laura Braghetti, la donna che ha preso parte al rapimento di Aldo Moro. La famiglia fa sapere che era affetta da tempo da una malattia e che i funerali si svolgeranno in forma strettamente riservata. Condannata all’ergastolo per il rapimento e l’omicidio di Moro, ha partecipato a diverse azioni sanguinarie della colonna romana delle Brigate Rosse. Tra queste c’è l’assassinio di Vittorio Bachelet, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, all’Università La Sapienza nel 1980. Soltanto un anno prima era stata l’artefice di uno sparo contro una volante della polizia durante l’assalto alla sede della Democrazia Cristiana, circostanza in cui hanno perso la vita gli agenti Antonio Mea e Piero Ollanu. Inoltre la cosiddetta “vivandiera” – l’appartamento di via Montalcini nel quale era stato tenuto prigioniero Moro – era intestato a lei.
La militanza e l’interesse per il sociale
Braghetti non ha mai preso le distanze dalle azioni compiute ai tempi della militanza, tanto che in carcere ha sposato Prospero Gallinari, uno dei dirigenti storici delle Brigate rosse, dal quale si è poi separata. Dopo ventidue anni di detenzione, nel 2002, ha ottenuto la libertà condizionale senza usufruire di sconti di pena e ha scelto di lavorare all’Arci, dove è diventata anche coordinatrice di un progetto della Comunità europea per il reinserimento degli ex carcerati. Negli ultimi anni ha rinnovato l’impegno nel sociale con particolare attenzione alle carceri e alle persone in difficoltà.
“È sicuramente una figura centrale nella storia delle Brigate Rosse e non è quella sorta di crocerossina apparsa nel film di Bellocchio”, ha commentato Valter Biscotti, legale dei familiari della scorta di Moro. “Ha intrapreso un percorso di ripensamento ma non credo di ravvedimento”, ha concluso, ricordando che “resta protagonista degli episodi criminali più efferati delle Br”.


