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HomePolitica Almasri arrestato a Tripoli, il premier libico: “Traguardo nazionale importante”

Almasri arrestato in Libia
Il governo italiano
"Sapevamo tutto"

Le accuse sono di tortura e omicidio

L'ira delle opposizioni

di Clara Lacorte06 Novembre 2025
06 Novembre 2025

Il generale libico Njeem Osama Almasri Habish | Foto Ansa

TRIPOLI – La notizia dell’arresto di Osama Njeem Almasri è uno schiaffo al governo italiano. L’ex generale libico, ricercato per crimini contro l’umanità dalla Corte penale internazionale, è stato fermato ieri a Tripoli. Il primo ministro libico, Abdelhamid Dbeibah, ha espresso soddisfazione per l’arresto di Almasri, dichiarando che “Nessuno è sopra la legge”. Dbeibah ha poi evidenziato un “traguardo nazionale importante”: “Per la prima volta dal 2011 non esiste attualmente alcun detenuto al di fuori dell’autorità giudiziaria”, un risultato raggiunto dopo anni di resistenza da parte di vari gruppi armati.

Le accuse di tortura e omicidio 

L’ordine di carcerazione è stato emesso dalla stessa Procura libica con l’accusa di torture e omicidio di detenuti nel carcere di Mitiga. Secondo fonti locali come Libya24, le autorità giudiziarie libiche avrebbero raccolto prove sufficienti a dimostrare che Almasri abbia sottoposto almeno cinque prigionieri a trattamenti crudeli, causando la morte di almeno una persona. Inoltre, l’arresto di Almasri sarebbe il frutto di un accordo fra il capo del governo di Abdul Dbeibeh e il governo turco, che continua a controllare l’aeroporto di Tripoli insieme alla milizia Rada. L’ex generale era stato arrestato dalle autorità italiane a Torino il 19 gennaio scorso. Ma appena due giorni dopo, senza attendere il parere del Guardasigilli italiano, Almarsi era stato rimpatriato a Tripoli con un volo di Stato, poi liberato. Un episodio che aveva suscitato forti polemiche e che aveva portato a un’indagine del Tribunale dei ministri, poi rigettata dal Parlamento. 

Lo scontro politico sul rimpatrio di Almasri

Secondo quanto appreso da fonti di governo, l’esecutivo italiano era a conoscenza dell’esistenza di un mandato di cattura per il generale. Così le reazioni dall’opposizione sono state immediate e durissime. “Evidentemente sarà consegnato alla Corte Penale Internazionale. Insomma quello che Nordio, Piantedosi e Mantovano hanno impedito a gennaio, violando la legge, ora accade in Libia. Un po’ di vergogna dalle parti di Palazzo Chigi, no eh?”, ha commentato Nicola Fratoianni di Avs sui social media. Poco dopo, anche la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha rincarato la dose in una nota, definendo l’accaduto una “figura vergognosa a livello internazionale”. La Schlein ha attaccato Meloni, Nordio e Piantedosi, sottolineando che il criminale era stato da loro liberato e riaccompagnato a casa e che “evidentemente per la procura in Libia il diritto internazionale non vale ‘solo fino a un certo punto’, come per il governo italiano.”  

Dalle prigioni libiche al passaporto di Dominica

L’operato di Almasri era da anni sotto la lente d’ingrandimento internazionale. La Cpi e gli ispettori delle Nazioni Unite monitoravano le sue attività, raccogliendo testimonianze di centinaia di vittime. Le indagini hanno ricostruito come lui e i suoi collaboratori gestissero prigioni e campi di detenzione, documentando abusi, torture e violenze sistematiche.
Per sfuggire a un destino simile a quello di altri comandanti, come Bija, colpito nel 2024 da sanzioni Onu con il congelamento dei beni e divieto di viaggi, Almasri aveva tentato una strategia di protezione internazionale: nel 2022 aveva ottenuto la cittadinanza della Repubblica di Dominica, un piccolo Stato che offre libertà di movimento e una protezione quasi totale dai mandati di cattura stranieri, versando una somma e mantenendo un conto bancario attivo. In questo modo, il generale si era costruito un vero e proprio “paracadute” internazionale per proteggere la propria libertà e le reti di potere in Libia.

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