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A rischio l’identità di Libération

di Samantha De Martin13 Febbraio 2014
13 Febbraio 2014

liberation immag

L’ombra della crisi minaccia la redazione di Libération, la storica testata fondata quarant’anni fa da  Jean-Paul Sartre e che oggi conta 290 dipendenti, è in agitazione contro il piano presentato lo scorso 7 febbraio dagli imprenditori Bruno Ledoux, Edouard de Rothschild e dal gruppo italiano Ersel, convinti a voler trasformare il quotidiano in una piattaforma di “contenuti monetizzabili” su supporti video, forum, reti sociali.

Il crollo delle vendite. Una decisione, quella degli azionisti, resasi necessaria in seguito al forte calo delle vendite che hanno registrato, solo nel mese di novembre 100mila copie in meno, il peggior risultato dagli ultimi 15 anni.

Il nuovo progetto. Le firme di Libération si rifiutano di mettere in gioco l’identità storica del quotidiano, a vantaggio di un progetto che prevede il decentramento della sede, attualmente situata nel cuore di Parigi, e la trasformazione dei locali in uno spazio “interamente dedicato a Libération e al suo universo”, una sorta di vetrina espositiva aperta a giornalisti, artisti, filosofi, architetti, con tanto di aree destinate ad accogliere un set TV, uno studio radiofonico, un ristorante e un bar, affidata al progetto del celebre designer Philipp Starck.

La protesta. “Si vorrebbe trasformare Libération in una Libéland, un Libémarket, un Libéwork. Un rombo rosso senza nulla dietro, dieci lettere che non significano più molto se non il prezzo a cui si vuole vendere la testata. È un colpo di mano degli azionisti contro la nostra storia, la nostra squadra e i suoi valori” protestano, compatti, i professionisti francesi.

“Nous sommes un journal”, ‘siamo un giornale’ è l’urlo in cui è racchiusa la protesta dei giornalisti che ha fatto vibrare l’intero panorama dell’informazione francese, coinvolgendo i lettori sostenitori della gauche francese. “Rispondiamo al progetto degli azionisti”, è il titolo evidenziato in rosso nel taglio basso delle copertine di sabato 7 e di domenica 8 febbraio.

Una pagina nera, quella descritta dalla vicenda di Libération, che unisce la sorte del quotidiano francese a quella di molte storiche testate, travolte da un processo di trasformazione irreversibile e conseguente diminuzione del bacino di lettori e di finanziamenti.

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