A Vukovar, per il cirillico, tornano le divisioni tra serbi e croati

Oltre 20 mila persone hanno manifestato a Vukovar, città simbolo del martirio della guerra serbo-croata degli anni Novanta, contro l’ introduzione del bilinguismo e dell’uso pubblico dell’alfabeto serbo-cirillico. L’ipotesi di istituzionalizzare l’uso del cirillico, si è posta alcuni mesi fa dopo i risultati del censimento del 2011 che mostra come la città sia composta dal 57,4% di croati e dal 34,9% di serbi.
Secondo la legge, lo stato è obbligato a introdurre le scritte bilingue in quei luoghi dove le minoranze nazionali formano oltre un terzo della popolazione locale. La Legge costituzionale sui gruppi minoritari, infatti, fu adottata nel 2002 e all’epoca contro tale ordinamento al Sabor (parlamento croato) votarono solo cinque deputati. Fu una delle rare occasioni di unanimità tra i politici su un tema così delicato, necessario affinché la Croazia nel 2003 potesse presentare la candidatura per l’ingresso nell’Unione europea – tema, per altro, particolarmente caldo in questo periodo -.
Le proteste. Alcune settimane fa, il ministro della Pubblica amministrazione Arsen Bauk aveva annunciato l’introduzione del cirillico. Le minacce da parte dei nazionalisti croati non si erano fatte attendere ma il titolare del dicastero aveva proseguito nel suo progetto “come fa ogni stato di diritto”. Per tutta risposta il Comitato per la difesa di Vukovar, formato da reduci, ex prigionieri e invalidi di guerra, ha indetto una protesta di massa contro l’attuazione di tale legge. Hanno richiesto che il governo dichiarasse una moratoria di 50 anni per l’introduzione del cirillico, spiegando che le ferite della guerra “sono ancora aperte”, che Vukovar cerca ancora almeno 400 persone scomparse durante il conflitto e che i colpevoli dei crimini commessi durante il conflitto contro i croati della città “ancora non sono stati puniti”. I manifestanti hanno percepito la reintroduzione del cirillico come un pericolo in grado di minare l’identità croata e offendere le vittime cadute durante la difesa della città.
Equilibrio precario. Ora, a 15 anni dalla fine della pacifica reintegrazione in territorio croato della Regione croato danubiana (Podunavlja) – quando sotto l’ombrello delle truppe di pace delle Nazioni Unite questa regione fu rimessa sotto l’ordinamento giuridico-costituzionale della Repubblica di Croazia – di nuovo si infiammano gli animi e fanno seriamente vacillare la fragile convivenza che qui, con grande difficoltà, hanno tentato di costruire queste due etnie. Ma le elezioni amministrative sono imminenti (si terranno il 19 maggio) e il cirillico è una mossa strategica per accaparrarsi una buona parte del consenso politico.

Mariangela Cossu