Libia, pescatori verso casastanno tornando in Sicilia"Noi umiliati in celle buie"

Parla il comandante Pietro Marrone "Non credevamo ci liberassero davvero"

“Abbiamo subito delle umiliazioni, pressioni piscologiche, in celle buie e senza un processo. Pensavamo di non farcela”. A raccontare la prigionia in Libia dei diciotto pescatori è la voce di Pietro Marrone, capitano della “Medinea”, in un primo contatto via radio nella notta dopo la partenza dal porto di Bengasi. I due pescherecci “Medinea” e “Antartide”, con i 18 uomini di equipaggio, liberati ieri dopo 108 giorni di detenzione in Libia, sono in rotta verso Mazara del Vallo, dove attraccheranno domenica. “Quando ci hanno detto che era il ‘giorno buono’ non ci abbiamo creduto” ha commentato Marrone.

I pescatori, tra cui otto italiani, si trovavano in stato di prigionia in una palazzina del porto di Bengasi dallo scorso primo settembre, con l’accusa di aver violato la zona militare. “In questi mesi abbiamo cambiato quattro carceri in condizioni sempre più difficili, ci hanno tenuti divisi e con indosso sempre gli stessi abiti. – ha spiegato Morrone – Ci siamo rivisti dopo 70 giorni, ma ci siamo spaventati”.

La decisione di scarcerazione, su ordine generale Khalifa Haftar, è arrivata nel pomeriggio di ieri, dopo la missione lampo a Bengasi del premier Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri Luigi di Maio. “Quando ci hanno detto che sarebbe arrivato il presidente Conte ci hanno anche dato del cibo migliore. Siamo felici, stiamo tutti bene, e non vediamo l’ora di arrivare a casa dai nostri familiari” ha concluso il capitano.

Non si placano le polemiche per gli sviluppi politici dell’incontro tra il premier Conte e  Haftar, accusato di aver strumentalizzato la vicenda. Secondo il quotidiano la Repubblica fonti legate all’operazione avrebbero rivelato che la missione di Conte sarebbe stato il “prezzo politico” da pagare per l’Italia. “Terminata la sfilata in Libia ora Conte, chiarisca se sosteniamo al-Sarraj o Haftar” ha commentato la Lega. “Non si può fare polemica su tutto” ha ribattuto Di Maio.