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“Le scuole non sono bacheche”
Querele per i writers

Bologna: stop ai murales
“Le scuole non sono bacheche”
Querele per i writers

di Michela Eligiato28 Ottobre 2016
28 Ottobre 2016

È diventato un problema di attualità quello dei graffiti nelle scuole di Bologna, tanto che la rete di coordinamento dei dirigenti scolastici ha indetto una riunione straordinaria per porre la questione all’ordine del giorno.
Con la delega del preside in mano, Cristina Liberatore, vicepreside all’Istuituto Piercrescenzi-Pacinotti, si è recata in questura per denunciare gli imbrattatori che “appuntano” sulle pareti della scuola orari e luoghi di riunioni e cortei, a colpi di bomboletta spray.
«Usano le pareti della scuola come una bacheca. È intollerabile» – spiega la vicepreside.
Infatti le scritte sui muri del Pacinotti, che annunciano manifestazioni e proclami politici, sono spesso firmate dal Cas, il collettivo autonomo studentesco, e pubblicate sulla bacheca Facebook del gruppo. Prima di accogliere il reclamo dei volontari No-Tag, ormai stanchi di pulire i muri che venivano puntualmente rinbrattati, la scuola ha provato ad aprire un dialogo con i ragazzi del Cas che tuttavia hanno testualmente risposto: “Muri puliti, popolo muto”. E allora la decisione è stata presa: si fa denuncia. Cosa che, spiega la Liberatore, spera possano fare anche altre scuole, perché è inammissibile far passare sotto silenzio atti del genere, si tratta pur sempre di vandalismo.
Intanto, al liceo Minghetti,  è stato approvato nel collegio dei docenti un progetto “No-Tag” per «educare» i ragazzi al tema dei graffiti e insegnare loro a rimuovere i tag. Progetto che coinvolge anche altre scuole superiori. Al liceo Sabin, invece, la dirigente Alessandra Francucci fa sapere che spesso le denunce non servano, soprattutto con i ragazzi dei collettivi, ma che piuttosto, “conta riempire i muri con qualcos’altro, qualcosa che nasca dalla fantasia degli studenti, e che altri allievi non oserebbero imbrattare.”
L’Università non è estranea al tema graffiti, anch’essa soggetta, forse più delle scuole, al fenomeno degli imbrattamenti. Dai semplici “appuntamenti” scritti sul muro, fino a veri e propri murales, come quello di piazza Verdi, realizzato dal Cua e ampiamente annunciato su Facebook, dove i ragazzi del collettivo chiamavano tutti a una notte di “live painting”.

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