HomeCronaca Brexit, Corbyn rilancia un secondo referendum

Brexit, Corbyn promette
un secondo referendum
e conferma la sua neutralità

Intanto il Parlamento Ue apre

al rinvio dell'uscita dall'Unione

di Rossella Dell'Anno18 Settembre 2019
18 Settembre 2019

In un’intervista al quotidiano britannico The Guardian, in vista della conferenza annuale del suo partito, il leader laburista Jeremy Corbyn rilancia la promessa di un secondo referendum sulla Brexit, nel caso di vittoria nelle prossime elezioni britanniche. Non solo, si impegna anche a lasciare libertà di scelta al popolo tra  quelle che definisce opzioni “credibili”.

“Io mi impegno ad attuare qualunque decisione popolare”, ha detto il leader attuale dell’opposizione britannica, rivendicando per il Labour il ruolo di “unico partito nazionale” determinato a “riunire il Paese”. Un ruolo contrapposto a quello dei conservatori di Boris Johnson, che secondo Jeremy Corbyn “ci vogliono trascinare fuori” dall’Ue in maniera traumatica senza fare nessun accordo. Il leader dell’opposizione infine mantiene e difende la sua decisione di rimanere in posizione neutrale, nel rispetto di quella minoranza di laburisti che restano favorevoli alla Brexit pur non volendo un New Deal.

Infine a riguardo della Brexit, il Parlamento europeo ha ritenuto, in una risoluzione approvata a Strasburgo, che la Brexit sia nell’interesse del Regno Unito e dell’Unione Europea, precisando che un’uscita no-deal “sarebbe interamente responsabilità del governo britannico” e che gli obblighi finanziari di Londra nei confronti dell’Unione europea continueranno a esistere. La risoluzione approvata oggi quindi risponde direttamente alle parole di Boris Johnson dei giorni scorsi, che aveva minacciato come il Regno Unito non avrebbe invece adempiuto a quanto concordato: a riguardo il Parlamento europeo conferma che “rifiuterà di dare il proprio consenso a qualsiasi accordo tra l’Ue e il Regno Unito” sulle future relazioni, “a meno che e fintantoché il Regno Unito non rispetti i propri impegni”. Ma si apre a una possibile proroga per la Brexit, ad ora fissata al prossimo 31 ottobre, ma solo “in presenza di motivi e finalità per una tale estensione (ad esempio evitare un’uscita senza accordo, svolgere elezioni generali o un referendum, revocare l’articolo 50 o approvare un accordo di recesso) e sempre che i lavori e il funzionamento delle istituzioni dell’Unione non siano pregiudicati”.

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