Britain's Prime Minister Theresa May holds a regional Cabinet meeting in Runcorn, England, Monday Jan. 23, 2017 as she launched her industrial strategy for post-Brexit Britain with a promise the Government will "step up" and take an active role in backing business (Stefan Rousseau//PA via AP)

Brexit, no a ricorso governoper la Corte Supremadeve votare il Parlamento

Una vittoria per gli europeisti ma referendum non in discussione

La Corte Suprema di Londra ha disposto in via definitiva che la notifica dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona per l’avvio dei negoziati con l’Unione Europea sulla Brexit dovrà essere autorizzata da un voto del Parlamento britannico. Il verdetto conferma la sentenza di primo grado, pronunciata a novembre dall’Alta Corte e dà torto al governo May, che aveva presentato ricorso invocando il diritto ad attivare d’autorità l’articolo 50, nel rispetto della volontà popolare espressa con il referendum del 23 giugno scorso.

Una vittoria per il popolo degli europeisti ed in particolare per Gina Miller, l’attivista che ad ottobre ha sfidato il governo, scatenando la guerra contro la Brexit. Il premier britannico si è detto deluso dall’esito della controversia legale, ma lo rispetterà e attuerà quanto richiesto dal verdetto. Secondo l’attorney general Jeremy Wright, il risultato del referendum non viene comunque messo in discussione. Già oggi è annunciata la presentazione alle Camere di una legge ad hoc per l’avvio delle procedure di divorzio dall’Ue. La Corte Suprema ha anche escluso qualunque potere di veto da parte delle assemblee di Scozia, Galles e Irlanda del Nord sulla Brexit, respingendo il tentativo di far valere il potere della devolution. La decisione della Corte ha mandato giù la sterlina, mentre i mercati azionari non ne hanno risentito particolarmente.

L’articolo 50 stabilisce che ogni Stato membro può decidere di ritirarsi dall’Ue conformemente alle sue norme costituzionali. Se decide di farlo, deve informare il Consiglio europeo della sua intenzione e negoziare un accorso sul suo ritiro, stabilendo le basi giuridiche per un futuro rapporto con l’Unione. L’intesa deve essere approvata dalla maggioranza qualificata degli Stati membri con il consenso del parlamento di Strasburgo. I negoziatori hanno due anni a disposizione, dalla data in cui viene chiesta l’applicazione dell’articolo 50 per concludere un accordo. Questo termine può essere esteso. Se in un momento successivo lo Stato che ha lasciato l’Unione vuole rientrarvi, deve ricominciare le procedure di ammissione. La Gran Bretagna sarà il primo paese ad invocare questo articolo.

Dino Cardarelli

Trentatrè anni, marsicano, laureato in Comunicazione all’Università di Teramo, città in cui muove i primi passi nel giornalismo, collaborando con testate cartacee ed online locali. Pubblicista dal 2009, iscritto nell’Ordine abruzzese, vuole continuare ad inseguire il suo sogno: realizzarsi come cronista sportivo.