È scontro tra il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda e il leader di Liberi e uguali Pietro Grasso. “L’abolizione delle tasse universitarie è una proposta trumpiana – commenta Calenda –. Un supporto alla parte più ricca del Paese, perché gli studenti meno abbienti sono già esentati dalle tasse”.
Il ministro, parlando ai microfoni di Radio Capital, ha commentato i programmi elettorali dei partiti in vista delle elezioni il 4 marzo. “Due proposte su tre sono pericolose per l’Italia perché non tengono conto della fragilità economica, promettono tutto a tutti”.
Attacca quindi anche Pietro Grasso che ieri ha annunciato un’università gratuita per tutti. “Il costo sarebbe di 1 miliardo e 600 milioni, pari a un decimo dei 16 miliardi di euro che il nostro Paese spreca per gli sgravi fiscali e sussidi indiretti ad attività dannose per l’ambiente”, ha spiegato il presidente del Senato.
Ma se l’università diventasse gratis per tutti chi la finanzierebbe? Per gli atenei la misura proposta dal leader di Leu non cambierebbe nulla in termini di introiti (arriverebbero dallo Stato e non più dagli studenti) ma se si volesse un vero welfare universitario le tasse andrebbero messe in diritto allo studio, edilizia residenziale, finanziamento alle università per assumere docenti, ricerca e didattica.
L’accusa di Carlo Calenda è che la proposta non garantirebbe un sistema equo perché favorirebbe i ceti medio-alti. Secondo il ministro, non è dimostrato che l’università gratuita aumenterebbe il numero degli iscritti perché la propensione a frequentare l’università dipende ancora oggi in Italia dal contesto socio-culturale ed economico della famiglia e dalla capacità di mantenersi gli studi.
