"Con la riconversione della ditta abbiamo garantitogli stipendi ai dipendenti"

Parla uno dei titolari di Dresscode l'azienda romana che produce mascherine

Continuano ad aumentare le iniziative solidali in tutta Italia, da parte delle aziende, per convertire la produzione e realizzare così strumenti utili all’emergenza Covid-19. Anche Roma c’è una ditta che ha deciso di modificare la produzione per creare mascherine. Si tratta dell’azienda Dresscode, i cui titolari sono due fratelli, Andrea e Amedeo Vernaglia.
Intervistato da LumsaNews, Andrea Vernaglia, ha spiegato come la sua ditta sia passata dalla realizzazione di capi di abbigliamento femminili a quella di mascherine.

Come avete avuto l’idea di riconvertire l’azienda?
“Tutto il nostro settore si è fermato a causa dell’emergenza sanitaria. La nostra prospettiva era chiudere e mettere i dipendenti in cassa integrazione. Poi, anche prendendo spunto da altre iniziative in Italia, abbiamo deciso di riconvertire in produzione di mascherine in tessuto”.

Che tipo di mascherine producete?
“Si tratta di mascherine per uso comune, non chirurgiche. Abbiamo comprato il tnt, ovvero il tessuto per fare quelle chirurgiche e abbiamo fatto un modello di mascherina con l’interno in tnt e l’esterno in tessuto misto, a seconda anche di quello che possiamo reperire. L’abbiamo creata un po’ più comoda, elasticizzata. Le nostre mascherine sono riutilizzabili e lavabili, ovviamente fino a usura del prodotto”.

Possono essere usate nei presidi sanitari?
“No perché non garantiscono alcuna protezione da Covid-19. È però scontato dire che per chi va a fare la spesa o alla posta è meglio avere una mascherina come la nostra che non averne”.

Come avviene la vendita?
“Abbiamo già fornito la Zetema, l’azienda che gestisce i musei di Roma. Ci hanno contattato anche diversi enti pubblici come Ater, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Sono tutti interessati ad acquisire mascherine per i propri dipendenti. Vendiamo anche ai privati: possono contattarci tramite mail. Una mascherina singola costa 5 euro. Noi praticamente abbiamo un margine di guadagno molto basso. Lo solo facciamo per mantenere l’attività”.

I dipendenti cosa ne pensano della riconversione?
“Sono contenti perché l’alternativa era quella di andare a casa, invece così possiamo garantirgli lo stipendio al 100%”.

Quali le misure di sicurezza adottate durante la produzione?
“Quelle previste dal decreto: tutti indossano mascherine e guanti e sono distanziati. L’ambiente viene sanificato. Per garantire la distanza di sicurezza facciamo lavorare i dipendenti a turni alternati”.

A quando la riconversione in capi di abbigliamento?
“Quando i clienti che riforniamo potranno riaprire le loro attività. Ma non è da escludere che quando si tornerà alla normalità noi continueremo anche a fare mascherine. Se vedremo che è un prodotto che comunque servirà lo continueremo a vendere. Ovviamente se ci sarà ancora concesso perché la possibilità di fare queste mascherine senza autorizzazione da parte dell’Iss è stata fatta apposta per la situazione di emergenza”.

Federica Pozzi

Federica Pozzi, nata a Roma il 12 febbraio 1994. Diplomata al liceo classico e laureata all’Università degli studi di Roma “La Sapienza” in Lettere moderne (laurea triennale) e in Editoria e scrittura (laurea specialistica). Appassionata di giornalismo, soprattutto di politica interna, esteri e calcio.