Conte verso il blocco totaleSul tavolo nuove restrizionie la proroga delle misure

Verso chiusura domenicale supermercati cresce gradimento per governo e leader

Blocco più lungo e restrizioni più severe. È questa la linea del governo per continuare a combattere l’epidemia di coronavirus. “Il contagio sta calando, ma non potremo tornare subito alla vita di prima”, ripete spesso Giuseppe Conte ai suoi collaboratori a Palazzo Chigi.

“I provvedimenti che abbiamo preso, sia quello che ha chiuso molte delle attività aziendali e individuali del Paese, sia quello che riguarda la scuola, non potranno che essere prorogati alla scadenza”: queste le parole del premier, in un colloquio con il Corriere della Sera. Insomma, il 3 aprile – data prevista dall’ultimo Dpcm – non sarà il giorno della ripartenza del Paese.

A Palazzo Chigi inoltre si sta pensando anche a più dure limitazioni alla libertà di movimento, se le restrizioni in vigore continueranno a essere eluse da molti cittadini. “Al momento non sono previste altre misure restrittive di largo respiro, ma se non saranno rispettati i divieti dovremo agire”, il pensiero di Conte. A cui fa eco il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese: “Che ognuno di noi diventi controllore di sé stesso, al fine di evitare ulteriori restrizioni”, ha detto a Repubblica.

Le nuove limitazioni potrebbero essere adottate nel giro di uno o due giorni: si pensa alla totale abolizione del permesso di attività motorie all’aperto e alla chiusura dei supermercati di domenica. Non sarebbe invece sul tavolo l’opzione di mandare l’esercito nelle strade – come richiesto dal governatore del Piemonte, Alberto Cirio – per rendere i controlli ancora più severi.

Il pugno duro del governo contro il coronavirus sta piacendo agli italiani. Stando all’ultimo sondaggio di Demos, l’esecutivo è apprezzato dal 71% degli intervistati, così come il premier Conte. Un incremento di 7 e 9 punti percentuali in un mese. In crescita anche i leader dei principali partiti: Giorgia Meloni (FdI) passa dal 46 al 52%, Matteo Salvini (Lega)  da 44 a 46, Luigi Di Maio (M5S) da 31 a 42, Nicola Zingaretti (Pd) da 37 a 40, Silvio Berlusconi da 28 a 34.

Federico Marconi

Roma, 1993. Dopo la maturità scientifica abbandona i numeri per passare alle lettere: prima di approdare alla Lumsa studia storia contemporanea a La Sapienza e giornalismo alla Fondazione Basso. Ha prodotto un web-doc per ilfattoquotidiano.it e collabora con L’Espresso