epa08264532 European Commissioner for Economy Paolo Gentiloni speaks to reporters alongside other EU officials on the bloc's response to the ongoing spread of the COVID-19 disease caused by the novel SARS-CoV-2 coronavirus during a press conference at the Emergency Response Coordination Centre (ERCC) in Brussels, Belgium, 02 March 2020. EPA/STEPHANIE LECOCQ

Coronabond, Europa in stalloGentiloni: "Intesa possibilema non sono certo ottimista"

De Guindos e la Bce aprono sul tema Sassoli: "La Germania faccia chiarezza"

Eurobond, no. Coronabond, forse. Non è ottimista Paolo Gentiloni: “Una condivisione generica per mutualizzare il debito non verrà mai accettata”. Per il commissario agli affari economici dell’Unione europea, intervenuto questa mattina a Radio Capital, l’emissione di buoni del tesoro comuni deve essere finalizzata a “una missione”, come quella di finanziare il contrasto alla “emergenza sanitaria”.

Non si fa illusioni nemmeno su una modifica delle condizioni per accedere ai fondi del Mes: “Non è la Spectre, è uno strumento condiviso. La discussione è sulle condizionalità, ma non sono molto ottimista nemmeno su questa”, prosegue Gentiloni. Una strada più agevole è quella che porta all’emissione di Coronabond, su cui “un’intesa si può trovare”. A questa ipotesi apre anche il vicepresidente della Bce, lo spagnolo Luis De Guindos: “Sono favorevole, questa pandemia avrà ripercussioni su tutti”.

L’Europa però è spaccata. Per Germania e Olanda, l’Unione ha già messo sul tavolo tutti gli strumenti necessari per superare la crisi. Posizione sostenuta anche dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen: “I Coronabond sono soltanto uno slogan”. Continuano a spingere per misure economiche più forti i nove Paesi, capeggiati da Italia, Francia e Spagna, che giovedì scorso hanno scritto una lettera al presidente del Consiglio europeo Michel. A questi se ne sarebbero aggiunti – per il momento in maniera informale – altri cinque: tra cui i tre paesi del Baltico, storicamente sempre dalla parte dei “falchi”.

Ma è Berlino l’ago della bilancia, su cui i paesi membri e le istituzioni comuni cercano di fare pressione. “Dal governo tedesco ci aspettiamo una parola di chiarezza. C’è un dibattito molto intenso nella Repubblica Federale e ci auguriamo che partorisca un’indicazione chiara. Anche perché a giugno la Germania assumerà la presidenza di turno dell’Ue”, ha dichiarato David Sassoli, presidente del Parlamento europeo. “Senza una risposta comune e adeguata, i nostri Paesi saranno allo sbando”, ha avvertito. “Molti saranno in svendita. È una battaglia anche per l’indipendenza dei nostri Paesi”.

Federico Marconi

Roma, 1993. Dopo la maturità scientifica abbandona i numeri per passare alle lettere: prima di approdare alla Lumsa studia storia contemporanea a La Sapienza e giornalismo alla Fondazione Basso. Ha prodotto un web-doc per ilfattoquotidiano.it e collabora con L’Espresso