La sala rianimazione dell'ospedale San Martino di Genova, 03 novembre 2009. ANSA/LUCA ZENNARO

Napoli, uomo in attesadel tampone per Coronavirussputa addosso ai medici

I sanitari costretti alla quarantena Dottori e infermieri sempre più esausti

Il sistema sanitario nazionale è messo a dura prova dall’emergenza Coronavirus. Tutto il personale sanitario che lavora nelle strutture ospedaliere si è ritrovato di colpo a dover affrontare turni di lavoro massacranti, ma non solo. Il rischio di contrarre il Covid-19 da persone asintomatiche che si recano in pronto soccorso è molto alto. L’appello rivolto alla popolazione è quello di restare a casa e non affollare gli ospedali, per non vanificare gli sforzi di chi è in corsia o in prima linea per combattere il virus.

Napoli

Nell’ospedale Cotugno di Napoli un uomo, in fila per entrare in ambulatorio e sottoporsi al tampone per il Coronavirus, si è scagliato contro il medico perché stanco di aspettare. Prima ha rivolto offese verbali al personale sanitario, poi si è scontrato fisicamente contro il dottore che si trovava nel pieno del turno di lavoro. A quel punto per tentare di placare la rabbia del paziente sono intervenute invano una dottoressa e un infermiere. L’uomo, prima di essere bloccato dai vigilantes, si è tolto la mascherina dal viso e ha iniziato a sputare sui medici. Medico e infermiere sono stati messi in quarantena, l’uomo invece è stato consegnato alla polizia e l’ambulatorio è stato sottoposto a sanificazione. Il direttore generale della struttura, Maurizio Di Mauro, ha sottolineato come il gesto sconsiderato dell’uomo abbia provocato una grave perdita per l’ospedale, che in questo momento ha bisogno di quante più persone possibili al lavoro.

Milano

Un altro racconto che in queste ore ha fatto il giro dei social è quello di Alessia Bonari, infermiera toscana che ha mostrato i segni della mascherina sul volto dopo l’ennesimo turno infinito di lavoro. L’infermiera ha raccontato di aver paura di andare a lavorare perché rischia ogni giorno di essere contagiata ma non può permettersi il lusso di rimanere in isolamento. Alla fatica si aggiunge però anche la passione per il proprio lavoro: “Sono stanca fisicamente perché i dispositivi di protezione fanno male, il camice fa sudare e una volta vestita non posso più andare in bagno o bere per sei ore. Sono stanca psicologicamente, e come me lo sono tutti i miei colleghi che da settimane si trovano nella mia stessa condizione, ma questo non ci impedirà di svolgere il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto. Continuerò a curare e prendermi cura dei miei pazienti, perché sono fiera e innamorata del mio lavoro” ha scritto la giovane sui social.

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Sono i un'infermiera e in questo momento mi trovo ad affrontare questa emergenza sanitaria. Ho paura anche io, ma non di andare a fare la spesa, ho paura di andare a lavoro. Ho paura perché la mascherina potrebbe non aderire bene al viso, o potrei essermi toccata accidentalmente con i guanti sporchi, o magari le lenti non mi coprono nel tutto gli occhi e qualcosa potrebbe essere passato. Sono stanca fisicamente perché i dispositivi di protezione fanno male, il camice fa sudare e una volta vestita non posso più andare in bagno o bere per sei ore. Sono stanca psicologicamente, e come me lo sono tutti i miei colleghi che da settimane si trovano nella mia stessa condizione, ma questo non ci impedirà di svolgere il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto. Continuerò a curare e prendermi cura dei miei pazienti, perché sono fiera e innamorata del mio lavoro. Quello che chiedo a chiunque stia leggendo questo post è di non vanificare lo sforzo che stiamo facendo, di essere altruisti, di stare in casa e così proteggere chi è più fragile. Noi giovani non siamo immuni al coronavirus, anche noi ci possiamo ammalare, o peggio ancora possiamo far ammalare. Non mi posso permettere il lusso di tornarmene a casa mia in quarantena, devo andare a lavoro e fare la mia parte. Voi fate la vostra, ve lo chiedo per favore.

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Cremona

Solo pochi giorni fa è circolata la foto di una infermiera dell’ospedale di Cremona che, sfinita dal lavoro, è crollata sulla scrivania chiudendo gli occhi con ancora camice, mascherina e guanti addosso. La foto è stata scattata da un medico del pronto soccorso che ha così voluto dire grazie alla donna al termine di una dura giornata di lavoro a cui ne seguiranno molte altre fino a che il virus non sarà sconfitto.

 

Diana Sarti

Nata a Roma nel 1995, si è laureata in scienze politiche alla Luiss. Scrive soprattutto per il web, con particolare attenzione agli esteri. Appassionata di teatro e Giochi olimpici, ha scritto spesso di nuoto e atletica leggera. Viaggiatrice da sempre e poliglotta, parla cinque lingue.