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“Più di Tangentopoli
È un fenomeno seriale”

Corruzione in aumento
“Più di Tangentopoli
È un fenomeno seriale”

di Fabio Simonelli16 Dicembre 2016
16 Dicembre 2016

Più di Tangentopoli. Sono 517 i reati di corruzione commessi dai politici italiani dal 2005 al 2015. Dal 1980 al 1994, periodo di tangentopoli, erano stati 400, mentre nel decennio successivo 317. L’ottavo rapporto dell’istituto di ricerca Res presentato oggi a palazzo Branciforti a Palermo traccia un quadro preciso della corruzione in Italia. La Campania è la regione col maggior numero di condanne, seguita da Lombardia e Sicilia. Le più virtuose Valle d’Aosta e Umbria. Fonti della ricerca le banca dati delle sentenze della Corte di Cassazione dal 1985 ad oggi e i casi considerati nelle autorizzazioni a procedere di Camera e Senato. Le più diffuse, la corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio (17%) e la concussione (11%).

In diminuzione il finanziamento illecito ai partiti (6%). Rilevanti invece l’associazione per delinquere e quella di stampo mafioso, che insieme fanno il 12%. Stabile il dato della corruzione in senso stretto, mentre aumenta molto il complesso dei reati associativi, che passa dal 35 al 46,5%. Quest’ultimi sono in forte crescita nell’ultimo decennio, in particolare al Sud dove sono presenti per il 18%. A livello comunale domina la corruzione, a livello regionale “gli altri illeciti”. Al Nord preferite le mazzette, quasi un 60%, al Sud invece non sempre i favori sono quantificabili. Gli altri benefici materiali infatti sono circa il doppio di quelli che si registrano nel Settentrione. I settori dove il fenomeno appare più evidente sono l’edilizia, pubblica e privata, la sanità e lo smaltimento rifiuti.

«In Italia conviene delinquere» le parole di Pier Camillo Davigo, presidente dell’associazione nazionale magistrati, a margine dell’incontro di stamane. «Non abbiamo apparati idonei per affrontare la corruzione. È un fenomeno seriale e seriale e diffusivo. Un professionista che si vende, perché dovrebbe farlo una sola volta?» ha aggiunto. Non meno dura la chiosa: «Vista la sostanziale impunità, perché non coinvolgere ulteriori soggetti? Non ci sono sistematiche conseguenze per chi viola la legge».

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