Crisi nel Partito Democratico
Renzi potrebbe dimettersi
Congresso verso il voto

Oggi la resa dei conti in direzione
La minoranza in cerca di un nome

La tregua è finita, parte la resa dei conti. La direzione del Pd di oggi deve decidere sul destino del partito e del suo segretario Matteo Renzi.

“Il segretario ci sarà”, spiega Matteo Orfini nonostante i dubbi nella mattinata di oggi. Nell’ultima direzione Renzi non ha dedicato un attimo a discutere del voto referendario, quel 60-40 in virtù del quale ha dato le dimissioni: “ha parlato il popolo”. Punto e a capo. Nessuno spazio neanche per il dibattito.

Così è saltato il tappo in casa Pd. Qualche giorno di pausa e oggi il confronto. Sul referendum ma anche sul congresso. Le dimissioni da segretario del partito si fanno sempre più concrete. Nella notte Matteo Renzi ha cancellato dal suo profilo Twitter sia la qualifica di presidente del Consiglio che quella da segretario. L’ipotesi è che abbia intenzione di dare le dimissioni oggi o domenica in Assemblea Nazionale che potrebbe tenersi a Milano. Un colpo di scena che potrebbe avere un fondamento tecnico, perché a norma di Statuto il congresso si può anticipare solo se il PD non ha un segretario in carica. Qualora l’ex premier decidesse di aprire la sfida congressuale sei mesi prima della scadenza naturale del suo mandato (Giugno 2017), dovrebbe lasciare e consentire l’elezione di un successore che traghetti il Pd fino alla scelta del nuovo leader.

Clima pessimo e guerra intestina aperta. Se Miguel Gotor sprona Renzi a “smetterla con i plebisciti e gli schiaffi da soldato”, il presidente del Pd, Matteo Orfini, invita a trovare “una via di mezzo tra anarchia e disciplina di partito”. Davide Zoggia sostiene l’ipotesi della dimissione: “A guidare la transizione non può essere Renzi”. Anche per Enrico Rossi “serve un segretario di garanzia”. Tutti al giorno zero, tutti di nuovo ai nastri di partenza. Il congresso riapre i giochi anche nella minoranza, dove si parla di battaglia finale. Roberto Speranza resta in campo ma ancora non si candida ufficialmente. I bersaniani restano indecisi su chi contrapporre all’ex sindaco di Firenze. Dai sondaggi ad avere maggiore chance sono Rossi e Bersani, se il primo potrebbe presentare la propria candidatura al Nazareno, l’ex segretario non sembra intenzionato a tornare in campo. Michele Emiliano, il governatore della Puglia, schierato per il No, è indicato da alcuni dem come possibile sfidante di Renzi ma non si sbilancia: “Preferisco non fare queste considerazioni in questa fase” poi aggiunge che da segretario vorrebbe un partito ambientalista:  “Sono i temi di cui mi occupo da governatore della Puglia. Sono i temi di cui ho parlato con papa Francesco. Sono i temi di cui mi piacerebbe si occupasse il mio partito”. I dem spettano “sereni” di vedere cosa succederà oggi davanti a Renzi e al parlamentino, oggi che le intenzioni diventano fatti e i panni si stendono in piazza.

Simone Alliva

Laureato all'università Lumsa di Roma in Scienze dell’informazione, comunicazione e marketing, ha iniziato la professione da giornalista pubblicista nei giornali locali della Calabria. Passando nel 2013 al settimanale “L’Espresso”, dove si è occupato di cronaca politica e diritti civili.