Cyberspie, Gabrielli rimuovecapo della polizia postaleaccusato di sottovalutazione

Una società con sede a Londra dietro le attività illegali

Salta il vertice della polizia postale. È uno degli effetti dell’inchiesta Piramid Eye che ha svelato la più vasta rete di cyberspionaggio, finora mai scoperta in Italia, a danno di esponenti del mondo politico. Il capo della polizia, Franco Gabrielli, ha disposto la sostituzione dell’attuale direttore, Roberto Di Legami, assegnato così a un nuovo incarico. Tra i motivi alla base della decisione ci sarebbe l’aver sottovalutato la portata dell’indagine. Al Viminale nessuno sapeva quello che stava accadendo, nonostante il coinvolgimento di altissime personalità istituzionali. Neanche sapeva nulla il ministro dell’ Interno Marco Minniti, che pure per tutto il 2016 è stato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, autorità delegata ai servizi segreti, nel precedente governo Renzi (alcuni account violati, del resto, riguardavano anche esponenti dei servizi).

Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, fin da giugno scorso la coppia di hacker arrestata ieri, i fratelli Giulio e Francesca Maria Occhioneri, avrebbe tentato almeno due volte di entrare nella mail dell’ex premier Matteo Renzi, ma anche nei database del suo sito e del Partito democratico. E non c’è solo il segretario dem nella lunghissima lista di account che sono stati “oggetto di tentativi di infezione, più o meno riusciti” da parte dei due arrestati, accusati di accesso abusivo di un sistema informatico. Tra i politici e i personaggi noti che risultano hackerati compaiono i nomi di Mario Draghi, Ignazio La Russa, Fabrizio Cicchito, l’ex sindaco di Torino Piero Fassino, l’ex ministro Fabrizio Saccomanni, l’ex capo di gabinetto del Tesoro Vincenzo Fortunato, Daniele Capezzone, Michela Vittoria Brambilla , l’ex presidente della Regione Campania Stefano Caldoro e in Vaticano monsignor Gianfranco Ravasi. Tra le vittime dell’attività di spionaggio si aggiungono anche Saverio Capolupo ex comandante generale della Guardia di Finanza e Paolo Poletti ex capo di stato maggiore della Guardia di finanza ed ex vicedirettore dell’Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi). Nell’elenco degli ‘spiati’ ci sono anche gli account di quattro diversi ministeri: Istruzione, Interni, Esteri e Tesoro; oltre agli account anche di Camera e Senato. Ma tra i domini di società private o enti istituzionali ci sono anche – tra gli altri – quello della Guardia di Finanza, dell’Istat, della Regione Lombardia e Regione campania, del comune di roma, dell’Università Bocconi e dell’Eni. I server in cui fratello e sorella hanno immagazzinato i dati rubati sono stati sequestrati dall’Fbi negli Stati Uniti e la procura di Roma ha già inoltrato una rogatoria internazionale per averne accesso. Le indagini degli investigatori del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale, hanno accertato che i due fratelli gestivano una rete di computer (botnet) – infettati con un malware chiamato ‘Eyepyramid’.

In un crescendo di rivelazioni l’esperto di sicurezza Andrea Zapparoli Manzoni ha detto all’Ansa: “I due arrestati, sconosciuti al mondo degli hacker, sono dei prestanome, dietro c’è uno sponsor”. E poi: “Spiare quasi 20 mila persone vuol dire un’operazione in scala industriale, e fare restare invisibile il malware per lungo tempo presuppone capacità di alto livello che non sono nelle possibilità delle due persone arrestate. Tra i domini usati, ad esempio, c’è eyepyramid.com che non userebbe neanche una persona sprovveduta. Questa è una storia affascinante a cui manca un pezzo”.

Il pezzo potrebbe ricercarsi nella Westland Securities, la società fondata dai due fratelli romani. Come riporta oggi Giulia Pompili su Il Foglio, la società registrata in Inghilterra, ha sede a Londra. Nell’atto di registro, Giulio Occhionero viene indicato come direttore dell’azienda mentre come Corporate secretary viene indicata la Homeric (TCI) Limited, una società cui corrisponde una casella postale, la n. 107 dell’Oceanic House Duke Street, a Turks e Caicos, i Caraibi inglesi. Secondo la stampa greca la società Homeric apparterrebbe al leader del Partito populista greco Popular Alarm, Giorgos Karatzaferis, con cui nel 2014 aveva comprato due elicotteri.

Simone Alliva

Laureato all'università Lumsa di Roma in Scienze dell’informazione, comunicazione e marketing, ha iniziato la professione da giornalista pubblicista nei giornali locali della Calabria. Passando nel 2013 al settimanale “L’Espresso”, dove si è occupato di cronaca politica e diritti civili.