Una foto d'archivio dell'ingresso della sezione femminile del carcere di Rebibbia, a Roma. ANSA / GIUSEPPE GIGLIA / PAL

Detenuta a Rebibbiabutta due figli dalle scaleuno muore, l'altro ferito

La donna è di nazionalità tedesca la tragedia nella sezione “nido”

Una detenuta del carcere romano di Rebibbia ha ucciso uno dei suoi figli e ferito l’altro in modo grave. Lo si apprende dal presidente della Consulta penitenziaria e responsabile della Casa di Leda, Lillo Di Mauro. “Il fatto sarebbe accaduto – ha spiegato – all’interno della sezione nido, dove sono ospitati bimbi fino a tre anni”. La detenuta  di nazionalità tedesca, ha 30 anni e si trova in carcere per reati legati alla droga. Stando a quanto dichiarano fonti del Dap, la donna avrebbe lanciato dalle scale entrambi i figli. Il piccolo sopravvissuto sarebbe stato trasferito in codice rosso all’ospedale Bambino Gesù.

In mattinata la donna avrebbe dovuto avere un colloquio con i suoi parenti. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede si è recato sul posto insieme al capo del Dap Basentini. Mentre il procuratore aggiunto Maria Monteleone, coordinatore del pool dei magistrati che si occupa dei reati sui minori, dopo un sopralluogo del penitenziario di Rebibbia ha dichiarato che avvierà una indagine per omicidio e tentato omicidio.

Sulla vicenda si è espresso Andrea Maestri della segreteria nazionale di Possibile: “Con 900mila euro all’anno si può evitare una vergogna, garantendo i diritti ai bambini dei genitori detenuti. Il caso di Rebibbia, con la donna che ha ucciso un bimbo, è la conferma che serve sanare questa piaga e ritornare al rispetto della Dichiarazione universale dei diritti del Fanciullo. Ci sarebbe il modello detentivo delle case famiglia protette da seguire. Serve volontà politica e un minimo di investimento”.

E aggiunge Maestri: “Secondo i dati risalenti al 31 agosto 2017  negli istituti di detenzione, risultavano reclusi 60 bambini, 25 di italiane e 35 di mamme straniere. Si tratta di un numero in apparenza piccolo, ma che non si può ignorare. Il ministro della Giustizia Bonafede si faccia carico della situazione per risolverla con un intervento legislativo puntuale”.

Il presidente della Consulta penitenziaria Lillo Di Mauro e responsabile della ‘Casa di Leda’, la prima casa protetta istituita in Italia per ospitare le mamme detenute con i loro bambini chiede una riforma della legge penitenziaria:  “Va rivista: i bambini non devono stare in carcere. Non ci sono scuse, va trovata una soluzione definitiva a questo problema”.

 

Simone Alliva

Laureato all'università Lumsa di Roma in Scienze dell’informazione, comunicazione e marketing, ha iniziato la professione da giornalista pubblicista nei giornali locali della Calabria. Passando nel 2013 al settimanale “L’Espresso”, dove si è occupato di cronaca politica e diritti civili.