Matteo Salvini, vice premier e ministro dell'Interno, durante la trasmissione televisiva 'Porta a Porta' in onda su Rai Uno, Roma, 31 gennaio 2019. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Oggi il voto 5S su SalviniIl Movimento è spaccatoma il governo non rischia

Ancora polemiche sul quesito Grillo: "Ho piena fiducia in Di Maio"

Al via il voto della discordia. Si è aperta alle 11, con un’ora di ritardo rispetto al previsto per problemi tecnici, la consultazione degli iscritti al Movimento 5 Stelle sulla piattaforma Rousseau. Gli attivisti potranno pronunciarsi fino alle 20 sulla possibilità di mandare a processo il ministro dell’Interno Matteo Salvini per il caso Diciotti.

Salvini, in Sardegna per le elezioni regionali, è tornato sull’argomento. “Ho fatto il mio dovere e ho difeso i miei concittadini, come prevede la Costituzione. Ho difeso la mia Patria, come è dovere di ogni cittadino”.

Un voto che divide e fa discutere. Prima di tutto per la natura del quesito, contestato anche dal garante del Movimento: “Se voti Sì vuol dire No Se voti No vuol dire Sì. Siamo tra il comma 22 e la sindrome di Procuste!”, il commento ironico di Beppe Grillo ieri. Che questa mattina ritratta: “Era solo una battuta, ho piena fiducia in Luigi Di Maio”.

Il quesito sul caso Diciotti posto dal M5S agli iscritti alla piattaforma Rousseau

La domanda posta dal M5S è comunque poco chiara: “Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per ridistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato?”. Votando sì, si nega l’autorizzazione. Con un no, al contrario, si concede. Il voto non sarà vincolante, né definitivo, fanno sapere i 5S: è solo un’indicazione fornita ai senatori nella giunta per le autorizzazioni.

Qualunque sia il risultato, non è a rischio la tenuta del governo, si apprende da Palazzo Chigi. “L’ha detto anche Salvini, il governo va avanti per fare le cose fatte bene” ha dichiarato il braccio destro del vicepremier leghista, Giancarlo Giorgetti.

Molti dei big del Movimento si sono già espressi pubblicamente contro l’autorizzazione, rivendicando la scelta collegiale dell’esecutivo. In difesa di Salvini si sono schierati il premier Giuseppe Conte e i ministri Di Maio e Toninelli, che si sono autodenunciati come “corresponsabili” del ritardo dello sbarco. Ora sono indagati dai pm di Catania per concorso in sequestro di persona aggravato. Ma monta la fronda ortodossa: non sono in pochi quelli che vogliono preservare la natura giustizialista del Movimento, a partire dal presidente della Camera Roberto Fico. E ripetono: “Il governo non rischia, il Movimento sì”.

Federico Marconi

Roma, 1993. Dopo la maturità scientifica abbandona i numeri per passare alle lettere: prima di approdare alla Lumsa studia storia contemporanea a La Sapienza e giornalismo alla Fondazione Basso. Ha prodotto un web-doc per ilfattoquotidiano.it e collabora con L’Espresso