Italian Prime Minister Giuseppe Conte during his meeting with Iraqi President Barham Salih at Palazzo Chigi in Rome, Italy, 24 January 2020. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Dopo le urne, il governoscongela i dossier spinosiAutostrade, Ilva e Alitalia

Entro fine mese la decisione su Arcelor Più incerto resta il destino di Atlantia

La prima sconfitta elettorale di Matteo Salvini dirada le ombre sul governo. La mancata vittoria in Emilia-Romagna della Lega puntella l’esecutivo di Giuseppe Conte, che può così tornare ad occuparsi dei dossier più insidiosi: concessioni autostradali, Ilva e Alitalia.

La questione più spinosa è il negoziato tra Palazzo Chigi e Atlantia-Aspi. Sul tavolo la revoca della concessione, misura da sempre sostenuta con forza dal Movimento Cinque Stelle. Già il passo indietro dell’ex capo politico Luigi Di Maio sembrava aver cambiato le carte in tavola, dando la possibilità di trovare un’alternativa allo stop alla convenzione e alla modifica unilaterale del contratto dell’esecutivo con la società della famiglia Benetton.

Soluzione osteggiata anche dalla Commissione europea. Il voto di ieri non influirà più di tanto sulle trattative portate avanti dal governo ora che il dossier può essere affrontato con più tranquillità. Con lo stesso stato d’animo l’esecutivo Pd-5 Stelle potrà affrontare la questione Ilva. I dialoghi con Arcelor-Mittal non si sono mai interrotti, nonostante la spada di Damocle delle urne che pendeva su Palazzo Chigi.

L’esecutivo punta a ottenere garanzie sull’occupazione e sulla gestione del debito da parte dell’azienda indiana, che ha rilevato lo stabilimento siderurgico di Taranto. Ma il tempo corre e il 31 gennaio la procura di Milano si pronuncerà sull’atto di citazione di Arcelor-Mittal sul recesso del contratto di affitto: se si vuole trovare una soluzione politica, deve essere prima di fine mese.

Infine c’è il nodo Alitalia. Sul destino della compagnia di bandiera regna ancora un clima di profonda incertezza. Dopo il ritiro delle proposte da parte di Atlantia e Lufthansa, il governo ha tempo fino al 31 maggio per trovare un compratore. Una data – anche questa – in rosso sul calendario del presidente Conte. Che dopo i risultati delle urne ha ritrovato almeno un po’ di serenità.

Federico Marconi

Roma, 1993. Dopo la maturità scientifica abbandona i numeri per passare alle lettere: prima di approdare alla Lumsa studia storia contemporanea a La Sapienza e giornalismo alla Fondazione Basso. Ha prodotto un web-doc per ilfattoquotidiano.it e collabora con L’Espresso