HomePolitica Elezione dei capigruppo, FI schiera Gelmini e Bernini, stallo Pd su nomina Senato

Elezione dei capigruppo
FI schiera Gelmini e Bernini
Stallo Pd su nomina Senato

L'opzione Marcucci divide i dem

Il voto segreto potrebbe spaccare il Pd

di Valerio Del Conte27 Marzo 2018
27 Marzo 2018

Le assemblee dei gruppi parlamentari si riuniranno oggi pomeriggio, sia alla Camera che al Senato, per eleggere i capigruppo. Per ogni ramo del Parlamento saranno selezionati quattro vicepresidenti, tre questori, otto segretari e 15 parlamentari. Domani mattina è prevista infatti la prima riunione dei capigruppo a Palazzo Madama, dove, alle 15, si procederà all’elezione dell’Ufficio di presidenza. La rispettiva elezione a Montecitorio avverrà, invece, giovedì. Quello stesso giorno si terrà anche la seconda seduta dell’Aula.

Il centrodestra è pronto. Forza Italia schiera due donne, Maria Stella Gelmini e Anna Maria Bernini, che dovrebbero essere elette rispettivamente alla Camera e al Senato. Bernini è il nome sul quale, alla fine, Salvini era riuscito a convincere i suoi senatori: per la presidenza di Palazzo Madama, infatti, il leader azzurro Berlusconi insisteva sul candidato iniziale, Paolo Romani, sul quale il Movimento Cinque Stelle aveva posto il veto. Solo in un secondo momento l’ex cavaliere ha spinto affinché venisse eletta Maria Elisabetta Casellati.

Tensione tra i dem per Marcucci capogruppo. L’elezione dei capigruppo del Pd è disciplinata dal regolamento interno: uno scrutinio segreto che si oppone al sistema di Forza Italia, che segue le indicazioni del leader. È proprio il voto segreto a rappresentare la minaccia più grande alla stabilità del Partito Democratico. Lorenzo Guerini a Montecitorio e Andrea Marcucci a Palazzo Madama sono le proposte dell’ex segretario del Pd Matteo Renzi, che controlla, almeno sulla carta, la maggioranza dei gruppi (circa 70 su 112 alla Camera, 32 su 56 al Senato). Guerini mette d’accordo tutti i dem, mentre Marcucci non è gradito alla fazione antirenziana. Il segretario reggente Maurizio Martina, intanto, sta invitando tutti a proporre alternative meno divisive. La scelta dei capigruppo è molto importante perché gli eletti dovranno poi presentarsi al Colle, insieme al segretario, per le consultazioni. Gli antirenziani sperano che l’intesa Lega-M5S fallisca così da superare l’Aventino voluto da Renzi. In realtà, ora come ora, il Pd è fragile e potrebbe sgretolarsi di fronte a un appoggio diretto ai grillini o a un governo di scopo.

Le tappe verso un governo. È probabile che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non cominci le consultazioni per la formazione del governo prima del 3 aprile. I primi ad essere ricevuti saranno i presidenti delle Camere e l’ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Successivamente sarà il turno dei rappresentanti dei gruppi parlamentari. A quel punto Mattarella dovrà affidare l’incarico, che probabilmente sarà solo esplorativo. Il capo dello Stato potrebbe poi fare un nuovo giro di consultazioni o affidare a uno dei presidenti delle Camere il compito di verificare l’esistenza di una maggioranza che sostenga un governo.

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