L'ad di ArcelorMittal Lucia Morselli e il presidente della regione Puglia Michele Emiliano (S) in conferenza stampa a Taranto dopo l'incontro con il sindaco Rinaldo Melucci, il presidente della Confindustria locale Antonio Marinaro e una delegazione delle imprese dedicato alla vicenda dei pagamenti dell'indotto, in una foto d'archivio del 26 novembre 2019. ANSA/INGENITO

Ex Ilva, vertice notturnofra Conte e tre ministriL'accordo ancora non c'è

ArcelorMittal insiste su tremila esuberi governo chiede ammortizzatori e scivoli

Prosegue la trattativa tra il governo e ArcelorMittal sul “cantiere Taranto”. Questo il nome dato infatti al dossier che dovrebbe rilanciare gli stabilimenti siderurgici ex Ilva, che oltre alla sede principale nel centro pugliese ha strutture anche a Cornigliano, Novi Ligure e Marghera.

Questa mattina con un post su Facebook il premier Giuseppe Conte ha provato a fare il punto della situazione, assicurando “investimenti e interventi per facilitare una riconversione economica, sociale e culturale”.

“Abbiamo fatto il punto sul Decreto e sul Cis, il Contratto istituzionale di sviluppo”, ha aggiunto Conte, promettendo anche che tornerà presto a Taranto. Ma la verità è che ancora l’accordo non è stato trovato e il termine ultimo del 31 gennaio per riuscire a trovare una sintesi tra governo e azienda molto probabilmente non sarà rispettato.

Non sarebbero stati compiuti passi in avanti nella riunione di ieri, durata fino a tarda notte, a cui hanno partecipato il presidente del Consiglio e i ministri più direttamente coinvolti dal dossier: il capo di via XX Settembre Roberto Gualteri, Stefano Patuanelli, titolare della delega per lo Sviluppo Economico, e il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, oltre a Francesco Caio, il rappresentante del governo nella trattativa con Mittal.

La trattativa resta in salita, anche perché la memoria presentata il 21 gennaio dai legali dei commissari dell’Ilva non ha rasserenato gli animi. Il nodo principale sarebbe la richiesta dell’azienda franco-indiana di tremila esuberi strutturali, oltre all’ingresso dello Stato nell’azionariato con ingenti risorse per la riconversione degli impianti e al ripristino dello scudo penale.

Per il governo, secondo quanto si apprende da fonti Ansa, non sarebbero invece accettabili più di duemila esuberi, e comunque non strutturali, con la garanzia per tutti di ammortizzatori sociali e scivoli per il periodo in cui si attuerà il piano di risanamento. Quanto alle risorse, l’idea sarebbe quella di destinare all’intervento i circa 400 milioni che potrebbero “avanzare” dai fondi stanziati per il salvataggio della Banca popolare di Bari, in tutto 900 milioni.

La tensione in fabbrica resta altissima. Secondo il delegato Rsu Uilm Piero Vernile si “percepisce uno stato di abbandono”. Il sindacalista sottolinea carenze oggettive degli impianti: “Ci sono locali sporchi con porte rotte, caduta di calcinacci, docce non funzionanti e condotte arrugginite”.

Intanto, al World Economic Forum di Davos, Gualtieri avrebbe incontrato l’ad dell’azienda Lucia Morselli, che ha appena varato il nuovo organigramma dei manager che l’affiancheranno nella gestione di ArcelorMittal Italia e che entreranno in servizio il prossimo 27 gennaio.

Proprio Morselli ha parlato durante la cerimonia di commemorazione della morte di Guido Rossa, assassinato 41 anni fa a Genova dalle Brigate Rosse. La conclusione dell’intervento è stata accolta da qualche fischio e con l’innalzamento dello striscione ‘Pacta servanda sunt’, in riferimento al rispetto dell’accordo di programma del 2005 che prevedeva il mantenimento dei livelli occupazionali.

Matteo Petri

Giovane studente appassionato di giornalismo, filosofia e musica. Nato nella provincia toscana di Lucca nel 1995, diplomato allo scientifico e laureato in filosofia a Pisa nel 2017. Compulsivamente curioso di natura, assillatore di domande professionista. Vespista, nonché bassista nel tempo libero.