HomeCronaca Penati, chiesto il rinvio a giudizio. C’è anche il braccio destro Vimercati

Penati, chiesto il rinvio a giudizio. C’è anche il braccio destro Vimercati

di Leonardo Rossi01 Ottobre 2012
01 Ottobre 2012

I pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia hanno chiesto al gup di rinviare a giudizio Filippo Penati, ex sindaco di Sesto San Giovanni, e un’altra ventina di persone tra cui l’allora suo braccio destro Giordano Vimercati. Le accuse contestate sono corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti nell’indagine su un presunto giro di tangenti sulle aree ex Falck e Marelli. L’inchiesta della procura riguarda l’ex area industriale delle Acciaierie Falck, nel comune di Sesto San Giovanni.

La storia
Si tratta di un milione e mezzo di metri quadri, per i quali, secondo i magistrati, sono stati corrisposte numerose tangenti. Filippo Penati, esponente del Pd lombardo e sindaco di Sesto San Giovanni dal 1994 al 2001, era stato iscritto nel registro degli indagati in seguito a quanto dichiarato dal costruttore Giuseppe Pasini.
«Circa un anno fa, Pasini si è presentato spontaneamente alla Procura di Milano, denunciando di essere ‘vittima di soprusi da parte di alcune amministrazioni locali’, – racconta a Ilfattoquoitidiano.it  il suo legale Carlo Enrico Paliero -. Il costruttore si è dichiarato concusso e ha fatto il nome di Penati, quindi gli atti sono stati trasmessi alla Procura di Monza, competente su Sesto».
Non è solo Penati, nel vortice degli inquisiti. Ci sono altre persone coinvolte, ma le accuse a suo carico sono molto pesanti: corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti. Come spiega bene un articolo del 20 luglio di Giuseppe Guastella sul Corriere della Sera:
«Secondo l’accusa, sarebbero state corrisposte, o promesse, somme di denaro per agevolare il rilascio di alcune concessioni o per impostare secondo determinati criteri il Piano di governo del territorio. […]Per il pm Walter Mapelli sussistono ‘gravi indizi di colpevolezza’ a carico di Penati e di Vimercati. […] Secondo gli investigatori, gli indagati non si sarebbero mai fatti pagare in contanti, ma estero su estero, attraverso la costituzione di società intestate a prestanome a cui sarebbero stati versati nel tempo i pagamenti. In 9 anni, Filippo Penati avrebbe ricevuto tangenti per 4 miliardi di lire, pari a 2 milioni di euro».

Anche le cooperative coinvolte.
Successivamente il 27 luglio, esce su Il Fatto Quotidiano un articolo di Gianni Barbacetto, dove viene riportata la notizia di una tangente che sarebbe stata corrisposta a due uomini della società Aesse, vicina al CCC, il consorzio cooperative costruzioni di Bologna. Anche il vicepresidente e direttore commerciale del CCC, Omar degli Esposti, finisce indagato a Monza per concussione. La storia dell’area ex Falck, insomma, coinvolgerebbe non solo il Pd, ma anche una delle più importanti cooperative emiliane.
Dopo l’esplosione della notizia Penati si autosospende da tutte le cariche che ricopre nel partito e rinuncia anche alla poltrona di vicepresidente del Consiglio Regionale lombardo. Ma non è tenero nei confronti di chi lo accusa:
«Ribadisco la mia totale estraneità ai fatti che mi sono contestati, mentre rilevo che non cessano le ricostruzioni parziali, contraddittorie e false indotte da altre persone coinvolte nella vicenda”. Le accuse alla base dell’inchiesta, secondo Penati, sono “una montagna di calunnie” provenienti “da due imprenditori inquisiti in altre vicende giudiziarie che cercano così di coprire i loro guai con la giustizia»

Pasini conferma il sistema.
Sempre il Corsera, con un pezzo di Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella, il 28 luglio, ha riportato le dichiarazioni esplosive del costruttore Pasini: Penati gli avrebbe detto che avrebbe dovuto versare delle tangenti al partito. Ricorda Pasini: «Penati mi disse che avrei dovuto dare qualcosa al partito ovvero a qualcuno. A tal fine ho incontrato Penati in Comune nel 2000, il quale mi disse che l’operazione mi sarebbe costata 20 miliardi di lire in tranche di 4 miliardi l’una. Mi disse anche che a prendere accordi con me sarebbe venuto Di Caterina che, all’epoca molto amico dell’amministrazione e in particolare di Penati, aveva il compito di portare a casa dei quattrini. Penati non mi disse che i soldi servivano per qualche personaggio politico più in alto, ma ho immaginato che questo potesse essere perché tutti erano interessati all’operazione»
Infine, Paolo Biondani sull’Espresso, sempre il 28 luglio, ha riportato una mail inviata dall’imprenditore Pietro di Caterina, coinvolto anche nell’inchiesta ex Falck, a Filippo Penati e a Bruno Binasco: «Signori, come a voi ben noto, il sottoscritto, nel corso degli anni, a partire dal 1999, ha versato a vario titolo, attraverso dazioni di denaro, a Filippo Penati, notevoli somme di denaro».È una storia difficile questa di Penati. Che coinvolge cooperative, partiti e associazioni di base. come Andrea Scanzi ha scritto, su Il Fatto Quotidiano, il 28 luglio:  «che partito meraviglioso, il Partito Disastro. In neanche due mesi, dopo quelle amministrative e quei Rerefendum delle cui vittorie si era pateticamente appropriato, è riuscito a sprecare tutto. Ci vuole talento assoluto per disboscare dalle fondamenta ogni speranza. Occorre abnegazione encomiabile nel salvare ogni volta dall’oblio politico il loro amico prediletto: Priapino da Arcore».

 

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